domenica 20 febbraio 2011

Caffè Carbonelli fa scuola al Giappone

Il giorno 3 febbraio era un classico giovedì lavorativo (e lo è rimasto. quindi non so perché questo inizio, ma mi piaceva) tra decine di email, ordini da gestire, clienti da tenere a bada, fornitori da sollecitare, social network da moderare.

Poi d’improvviso una telefonata: “sono il sig. ……… le chiedo scusa per la telefonata che le sembrerà strana per la fretta che le metterò nel darmi una risposta, ma i tempi sono ormai brevi, ed ho necessità di organizzare questa visita. Il giorno 18 ci sarà, in Italia, una delegazione di tredici giapponesi, tutti imprenditori nel settore Caffè, e vorrebbero avere l’onore di poter visitare la sua azienda ed essere spiegati, la cultura, la lavorazione, del vero caffè espresso napoletano.”

Io ero diffidente, molto, e rispondo: “sig. ……. Io la ringrazio innanzitutto per l’attenzione rivolta alla nostra azienda e al nostro prodotto, ma mi perdoni, una domanda mi viene spontanea: a circa cinquecento metri in linea d’aria dalla nostra struttura, c’è una delle torrefazioni di caffè più rinomate e pubblicizzate. E non solo, a Napoli ci sono altre torrefazioni molto più grandi ed affermate della nostra, come mai i sig.ri giapponesi hanno scelto la nostra?”

“Sig. Carbonelli è semplice, e credo che lei avrebbe fatto lo stesso loro ragionamento: loro vogliono provare l’emozione di veder nascere il caffè. È come se volessero assistere a un parto, sentire sulla pelle i brividi delle urla di una mamma, il suono del primo pianto di un neonato, capire l’amore, il contesto in cui la creatura nasce, e una volta che la creatura sarà cresciuta, poter dire di averla vista nascere. Andare a visitare Kimbo, o Illy, sarebbe come portarli direttamente alla festa di laurea di un ragazzo che non hanno visto nascere e crescere. Potrebbero mangiare a sbafo, brindare con lui con il miglior champagne in circolazione, ma al rientro in Giappone gli sarà restata soltanto la pancia piena e una leggera sbronza. Loro vogliono tornare a casa con l’aroma del caffè sugli abiti, perché sa, ciò che si dice degli orientali non è sempre vero. Loro apprezzano e cercano di portare avanti anche il vero prodotto tipico artigianale. Certo, io sono del parere che ognuno dovrebbe puntare sul proprio prodotto, ma che ci vuole fare, la storia ci insegna che sono popoli che hanno sete di cultura, di conoscere anche l’occidente con le sue tipicità, e mi hanno espressamente chiesto di portarli a visitare la Torrefazione Carbonelli.

Io intanto lo ascoltavo con un ghigno misto tra emozione e soddisfazione, avrei voluto che la spiegazione del “perché noi”, l’avesse ascoltata mio padre direttamente. Gli rispondo con un semplice “Va bene, sarà un piacere poter aprire le porte della nostra Torrefazione ai sig.ri Giapponesi”.

Due giorni fa, venerdì diciotto, li abbiamo ospitati. Quattordici giapponesi, tra importatori di caffè crudo, torrefattori, ed imprenditori (proprietari di caffetterie), e la sig.ra Yoriko, interprete ed organizzatrice della visita, a cui va il mio personalissimo ringraziamento. Sono state due ore intense. Ognuno con il proprio blocco note e la propria macchina fotografica. Ascoltavano interessati ogni minima parola che la sig.ra Yoriko traduceva. Fotografavano i singoli chicchi di caffè delle nostre miscele. Odoravano le nostre cialde di caffè appena prodotte, e non riuscivano a credere che riuscissero a sprigionare davvero quell’aroma come si legge dalle nostre recensioni. Sbarravano gli occhi nel vedere i nostri pezzi di legna di quercia alimentare il fuoco vivo che scalda il forno della torrefattrice che cuoce il nostro caffè. E non vi dico le loro espressioni quando poi l’hanno visto uscire fumante, il nostro caffè, dal forno alla vasca, e con quel profumo, che però non è quello che voi tutti conoscete, ma è quello di caffè cotto, tostato, fresco, vivo, lacrimante, si, perché voi non lo sapete, ma il caffè fresco lacrima.

E vedere insieme la mia famiglia, accogliere, raccontarsi e raccontare il proprio prodotto a persone provenienti dall’altra parte del mondo, con usanze e cultura totalmente diversa beh, ecco queste sono le cose, vere, che non hanno prezzo. Vedere mio padre, Pietro Carbonelli, e sentirlo raccontare, piano, con voce fiera, il ciclo produttivo che dà vita al nostro caffè, a ventotto occhi a mandorla che lo fotografano, beh, credo che per noi, suoi figli, sarà una delle immagini che ci porteremo sempre nell’anima.

Ecco perché noi.


1 commento:

  1. ...sentire, anzi leggere le parole di chi è riuscito a credere ad un progetto, e alla sua realizzazione animato semplicemente dalla voglia di fare, di crescere, rende felice anche chi ti segue da lontano...ma soprattutto il tutto è segnale che con costanza, fatica e tanta determinazione ogni piccola "realtà" può diventare grande, se non fosse soltanto per il fatto che da sola racconta "esperienza, tradizione e passione"! La cultura orientale è trascendentale, si basa sui profumi e sulla simbologia...e se Carbonelli Caffè ha attirato l'attenzione, il motivo di certo "trascende" al di là ogni supposizione prettamente commerciale!
    Complimenti davvero!!

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