sabato 12 maggio 2012

PinterestItaly e NinjaMarketing si concentrano su Caffè Carbonelli

In questa settimana sono stati pubblicati due articoli che riguardano la nostra torrefazione ed il nostro modo di fare impresa. 
Per il primo articolo ho risposto a domande specifiche sul nostro modo di usare Pinterest, rivoltemi dagli autori del Blog italiano dedicato al nuovo social network. 
Questo è il link dell'articolo che racchiude la mia intervista integrale. 


Per l'articolo di Ninja Marketing, uno dei blog italiani di riferimento per il marketing e la comunicazione, l'intervista si è sviluppata su argomentazioni relative al nostro modo di fare impresa, e all'uso dei social media. Le mie risposte sono state sapientemente accostate ad alcuni dati sul mondo dell'ecommerce e del webmarketing in generale. Questo è il link all'articolo. 



sabato 5 maggio 2012

Dal giornale all’ Ipad. I tempi passano per il cesso.


Noi siamo in cinque in famiglia, e come tutte le famiglie, quando si viveva sotto lo stesso tetto, soprattutto quando noi figli eravamo piccoli e adolescenti, i tempi alla mattina erano sempre molto stretti. Un solo bagno, tre colazioni, tre cartelle pesanti, il profumo del caffè dal letto, aspettando il proprio turno in bagno, e poi la puzza di cibo che mamma già aveva messo a cuocere mentre si faceva colazione.

Da piccolo sentivo papà alzarsi verso le seimenodieci, e dopo aver messo il caffè sul fuoco, lo vedevo entrare in bagno con il giornale del giorno prima. Usciva dopo tre quarti d’ora, pettinato a profumato. E io pensavo: “ma quanto tempo ci mette.. “. A me piaceva essere il secondo ad entrare in bagno, anche essendo il più piccolo, mi svegliavo prima dei miei fratelli. Mi piaceva il profumo di dopobarba che lasciava papà e preparare la cartella prima di scendere. Papà ha sempre accompagnato tutti e tre noi figli a scuola. Scuole diverse. Faceva un giro enorme ogni mattina per poi ritrovarsi in torrefazione verso le otto e mezzo. E io, che ero il primo a svegliarmi, ma l’ultimo a scendere dalla macchina, gli chiedevo, quasi ogni mattina, cosa aveva letto sul giornale? Riusciva a dirmi tutti i titoli, ma solo di pochi articoli i contenuti.

Oggi i miei fratelli hanno una loro famiglia, e io vivo da solo. I miei sono un po’ più attempati, ma sempre premurosi e ansiosi nei nostri confronti. In questi giorni fa un anno che sono andato via di casa, e ultimamente è capitato, che con la febbre alta, un po’ perché mi piace essere coccolato, un po’ per non aumentare le preoccupazioni dei miei sapendomi a casa solo e con il febbrone, mi sono fatto convincere volentieri a passare qualche giorno da loro. E niente, si sono invertiti un po’ i ruoli:
Il primo ad alzarsi, in quei giorni, ero io, più o meno verso le sette. Mi facevo il caffè, con la macchinetta che fa un casino - perché, non so voi, ma purtroppo a casa mia si è sempre avuta l’usanza che le cose migliori che vendiamo o produciamo si regalano agli altri, e invece a casa nostra ci si arrangia (faccio una lotta costante da trent’anni contro questa cosa) – e poi entravo in bagno con il mio ipad e con l’iphone, perché con l’iphone twitto e con l’ipad leggo gli approfondimenti dei tweet, e uscivo dal bagno verso le ottoeunquarto, con mio padre che mi guardava e faceva sorridendo: “ma che fai un’ora e mezza in bagno cu’sti cosi? Che poi ancora ti sei manco lavato”, e io gli rispondevo “Pà, leggo i giornali e mi scrivo coi giornalisti che scrivono i pezzi”. Poi mi chiedeva quali articoli, e io gli rispondevo con i testi dei tweet che più mi erano interessati, e facendogli leggere i commenti e le conversazioni nate con gli autori di quei tweet e degli articoli.

E niente, stamattina ero in bagno quando ho letto il tweet di @riccardowired che consigliava il bellissimo articolo di @lucasofri pubblicato su @chefuturo, erano le ottomenoventi, mi son fatto prendere. Mi son reso conto che sono uscito dal bagno alle nov’eddieci. E non m’ero ancora lavato. Stamattina ho battuto il record. E menomale che è sabato.

I nostri padri, col giornale erano costretti a leggere un blocco finito di articoli, e scegliere quale approfondire. Noi, con la rete, e gli strumenti che questa ha saputo creare, abbiamo la fortuna e l’opportunità di scegliere gli articoli di nostro interesse in un mondo infinito che è il web. E non si pagano.

Passa il tempo, e cambiano gli strumenti, ma le vecchie e buone abitudini restano. E se sappiamo approfittare dei progressi, diventeranno sempre migliori. L’unica costante resta il cesso.

lunedì 30 aprile 2012

Grillo, taci! O limitati a farci ridere.


“La mafia non ha mai strangolato. La mafia non prende più del 10% di pizzo”

Grillo sei un coglione!

Un comico. Questo potevi continuare a fare. Il comico.  Con tutto il rispetto per i comici che ci allietano davvero con il loro lavoro. 

Stai perdendo l'occasione per continuare tranquillamente a fare quello che sai fare. Quello che spara cazzate. Non ti servirebbe neanche perder tempo a scriverle. Continua a sparare cazzate ammettendo che sono cazzate, e basta. Ormai hai una notorietà tale che appena apri bocca tutti ridono. Continua a sparare cazzate, e ammetti di essere un cazzaro. È così, e con la pubblicità dello yougurt che hai fatto i soldi. E continua così. 

Oppure prova a continuare a fare il comico serio, che spara cazzate solo ogni tanto, e allora poi per rientrarci dentro trasforma la battuta cazzara in satira. Perché la “satira” si sa, salvando chi davvero sa scriverla ed interpretarla, è solo il termine con cui si prova a salvare la faccia del coglione di turno che ha sparato una cazzata di troppo.

Dovevi studiare un pò di più! La politica è altra cosa. Non la fa un ragioniere scopertosi comico grazie a un Pippo Baudo di passaggio.

E per intenderci, tante delle iniziative sociali di cui ti sei fatto portavoce, sono da me condivise ed apprezzate. Ma devi capire che sei un portavoce imponente per il modo in cui la porti, la voce, e null’altro. Un megafono funzionante per pensieri comuni. 
Non sei un politico. Il politico la conosce molto bene la mafia, forse proprio perché tante volte l’ha vista da vicino, da un lato o dall’altro.

Ah, che rabbia. Uno dei blog più seguiti della blogosfera. 
“la mafia non ha mai strangolato.” Ma chiedi perdono ai Falcone, ai Borsellino, ai tanti commercianti sconosciuti che nemmeno sai dove stanno nascosti per quello che tu hai chiamato 10%. Chiedi perdono a quelli che si sono ammazzati per quello che credi sia "solo il 10% di pizzo".

E vaffanculo. 

mercoledì 25 aprile 2012

Nasce la pizza al Caffè Carbonelli grazie a Gino Sorbillo.

Da una mia idea, e grazie all'estro creativo ed al genio tutto napoletano dell'amico maestro pizzaiolo Gino Sorbillo, nasce la pizza al Caffè Carbonelli
Una base di pasta bianca con fior di latte misto bufala sulla quale ha apposto una crema fredda di ricotta di bufala variegata al caffè Carbonelli (tostato con legna di quercia). Con questa creazione culinaria, tutta partenopea, abbiamo voluto fondere le storie delle famiglie Carbonelli e Sorbillo, rispettivamente maestri nell'arte del caffè e della pizza. L'arte artigiana e la passione con cui si lavorano i nostri prodotti hanno incastrato le nostre realtà. E da questa base è nata la nostra nuova chicca. 
La pizza al Caffè Carbonelli. 


venerdì 6 aprile 2012

Falle del sistema o truffe dei merchant? Groupon danneggia l'ecommerce

Mi chiamo Luca Carbonelli e mi occupo della comunicazione e del marketing per quella che è la micro impresa di famiglia, la Torrefazione Caffè Carbonelli. Produciamo caffè.

Sono stato attratto dal fenomeno Groupon sin dalla sua nascita. Ho acquistato spesso sul sito, ed in tutta onestà non ho mai riscontrato particolari problemi nel beneficiare dell'offerta acquistata, forse grazie a quel pizzico di esperienza che ho nella vendita online, che mi porta, prima di concludere un acquisto, a verificare il fornitore dell'offerta ed i termini previsti per essa.

Considerando la mia passione per il marketing ed il web, la propensione della mia azienda al commercio elettronico, e la volontà di riuscire a divulgare il mio prodotto ad un pubblico massivo cercando di limitare i costi pubblicitari, poco tempo fa mi sono concentrato sull'azienda leader del “couponing”, cioè della vendita di un coupon che dà diritto al bene o al servizio associato, ad un prezzo molto scontato rispetto al suo costo effettivo.

Quando a novembre decisi di provare ad avvicinarmi a Groupon come merchant, cioè come fornitore del bene prodotto dalla mia azienda, mi sembravano tutte rose e fiori. Vedevo offerte di cialde e capsule caffè, su Groupon, di prodotti anonimi, senza marchi, e di dubbia qualità, che erano offerti da fornitori di prodotti elettronici che, in un mercatino disordinato, proponevano anche il caffè.

“se riescono a fare centinaia di vendite in questo modo, figuriamoci io che sono uno dei primi venditori ebay”, pensai tra me e me, potendo vantare oltre settemila feedback positivi sul sito di commercio elettronico più noto del web.

Le premesse c'erano tutte, ed io ero entusiasta. Premetto che tutti i contatti e le trattative li ho avuti solo con i referenti della sede centrale di Groupon Milano.

Loro si presentano come agenzia pubblicitaria, in quanto non dichiarano di vendere il tuo prodotto, ma di pubblicizzare offerte di servizi e prodotti attraverso una newsletter giornaliera inviata ad utenti che si sono in precedenza registrati al sito. A novembre si parlava di circa cinque milioni di utenti. Ma il numero è in costante crescita. Come operazione promozionale era davvero appetibile. Ho approfondito il tutto e ho preparato le offerte migliori in circolazione. Non volevo sfruttare Groupon commercialmente per fare business, ma esclusivamente per promuovere il mio prodotto. Ne avrei avuto un ritorno enorme. Arrivammo all'accordo sulla percentuale da riconoscere a Groupon e sul prezzo di uscita al pubblico per quattro offerte diverse. Avevo anche effettuato una produzione molto più grossa rispetto alla nostra media settimanale, proprio per evitare possibili ritardi nelle consegne, e mi ero fatto recapitare tutto il materiale dai miei fornitori (cartoni, bobine, ecc.), per esser pronto alla vendita di migliaia di pezzi in pochi giorni. Inoltre avevo raggiunto accordi ad hoc con il corriere per delle tariffe di spedizione molto vantaggiose. Era tutto studiato nei minimi dettagli, e la mia pignoleria mi aveva portato a rimandare l'uscita del deal da novembre a marzo, periodo durante il quale groupon ha avuto numerose segnalazioni negative da parte dei consumatori. Già questo per me era fonte di perplessità, in quanto io non sarei andato a presentare un marchio anonimo, ma il mio marchio Caffè Carbonelli, che oggi è forse uno dei prodotti caffè più venduti sul web in Italia, e non avrei mai potuto rischiare un danno d'immagine a causa di servizi poco chiari. Proprio per chiarire queste perplessità e per limare alcuni dettagli, decisi di recarmi fisicamente in sede Groupon a Milano. Per l'occasione portai con me il prodotto, ed il pack con cui l'avrei presentato, proprio per far intendere a chi di dovere, che si presentava un prodotto caffè nettamente migliore rispetto a quelli offerti sino a quel momento nei deal groupon. il mio referente mi confermò che, con le offerte preparate, sicuramente avrei avuto una visibilità ed un ritorno, anche in termini di vendita, molto elevato, per questo mi propose interessanti progetti futuri in relazione ad alcuni cambiamenti previsti nella loro piattaforma. Ma le perplessità aumentarono nel momento in cui avrei dovuto firmare il contratto.

Il contratto che propone groupon al merchant presenta alcuni punti che sono di un'ambiguità spaventosa. Partendo dalla durata dell'accordo, che loro prevedono di due anni. durante tale periodo si concederebbe a Groupon la piena esclusiva di vendita del prodotto oggetto del deal, e non solo online. Uno dei punti oggetto del contratto obbliga il merchant a non poter effettuare vendite del prodotto tramite coupon sia online che offline. Quando ho chiarito che non avrei mai accettato condizioni del genere, il referente si è reso disponibile ad eliminare i punti in questione, e a diminuire la durata dell'accordo da 24 mesi a 6 mesi. Tutte promesse, che poi all'atto della firma non venivano mai riportate nel contratto. Dopo molte mie rimostranze e trattative varie, modificarono l'accordo semplicemente depennando i punti, aggiungendo le condizioni concordate con delle scritte a penna. Il mio legale mi consigliò di non firmare mai un accordo scritto in quel modo. E quindi non è andata a buon fine la mia trattativa con Groupon.

Mi sono ritrovato con la materia prima acquistata in eccesso, ma questo è un danno relativo in quanto ottimisticamente si spera di crescere sempre nelle vendite. La beffa vera e propria, c'è stata quando sulla stessa piattaforma, pochi giorni dopo la ricezione dell'ultimo contratto depennato, che avrei dovuto firmare, è comparso il deal di un rivenditore di caffè che conosco benissimo, in quanto sono stato vittima di loro pratiche scorrette. Trattasi di una agenzia di comunicazione, e non di un produttore di caffè che spaccia il prodotto in offerta su Groupon e non solo, come, cito testualmente: le più rare e squisite qualità di caffè “Jamaica Blu Montain”, le più pregiate del mondo, per poter offrire un caffè di qualità superiore e garantire una qualità eccezionale a tutti grandi intenditori di caffè”.

Ora, io sono un produttore di caffè, uno studioso del caffè, un conoscitore del mercato del caffè. Quindi vi dico che è vero che il Jamaica Blu Montain è uno dei caffè più pregiati. Il suo costo è di circa 70,00 € al kg (crudo) se si effettuano acquisti di un certo rilievo, quindi viene rivenduto, dopo la lavorazione, sicuramente a non meno di 120,00 € al kg (se si volesse proporre un'offerta davvero speciale). Per produrre 200 capsule di caffè occorrono 1,4 kg di caffè tostato, quindi circa 1,68 kg di caffè crudo (nella lavorazione, il caffè perde circa il 20% del suo peso). Su queste basi posso affermare che una produzione del genere costerebbe circa 117,00 €.

Non entro nel merito della presentazione dell'offerta da parte del rivenditore in questione, in quanto quello che in questo caso mi preme sottolineare è che groupon non ha assolutamente verificato la veridicità della descrizione dei prodotti proposti a cinque milioni di utenti. Groupon è stata in questo caso, promotore di una truffa ai danni del consumatore. Dalla verifica, se ci fosse stato un ufficio addetto a questo tipo di operazione, si sarebbe dovuto evincere che la qualità del caffè, non è quella presentata nei deal delle offerte. Che il marchio in questione è nato da non più di qualche mese. Una vera e propria truffa.

Groupon però, in uno dei punti del contratto fa cadere sul merchant tutte quelle che sono le responsabilità sul prodotto. Quello che è inaccettabile, è che groupon, tramite i suoi responsabili, continua a giustificare le proprie mancanze con rassicurazioni su controlli che in realtà non vengono effettuati. Stiamo parlando di un prodotto alimentare. Quali sono i controlli che groupon opera su prodotti alimentari? Quali sono i controlli che effettua Groupon sui prodotti pubblicizzati? Chi tutela il consumatore in caso di frode?

Io credo che gli uffici Groupon che dovrebbero controllare prodotti e fornitori dei prodotti non funzionino a dovere, anche in quanto uno dei punti del contratto su cui Groupon è drastica, riguarda l'esclusiva che intende ricevere per vendita del prodotto offerto, che obbligherebbe il fornitore a non vendere lo stesso prodotto con medesime offerte su altri siti di couponing. Beh, il caffè in questione, in un mese, è comparso su ben altri due siti di couponing, con le stesse offerte e con le stesse false descrizioni. Quindi forse non è da discutere la buona fede di Groupon, ma semplicemente la scarsa capacità di stare dietro alla miriade di offerte che sono proposte sul loro sito. Magari con maggiori controlli si proporrebbero sicuramente un numero inferiore di beni e servizi, ma allo stesso tempo ci sarebbero meno rimborsi e meno lamentele da parte dei consumatori. Di questo passo, groupon e tutti i siti concorrenti, non aiutano il commercio elettronico, anzi lo danneggiano, rendendo il consumatore ancor più scettico verso l'ecommerce.

sabato 17 marzo 2012

Caro dott. Serra, con un twitt si rialzano intere città.

Qualche giorno fa si è svolto a Roma il #worldwiderome, dove dodici relatori hanno parlato delle proprie imprese, moderati e presentati da Riccardo Luna, (@riccardowired). Nella sala c’era un’energia che si materializzava ogni qualvolta uno di loro spiegava i FATTI nati dalle idee che avevano avuto il coraggio di portare avanti, con impegno e sacrifici. Uno su tutti Massimo Banzi (@mbanzi) con la storia di Arduino. Ho rivisto tre volte il video della sua relazione (guardatelo, ascoltatelo), e ricordo che dalla sala twittai uno dei concetti che mi colpirono: “un prototipo è un fatto. Un foglietto sono chiacchiere.”

Su twitter, quel giorno, e per tanto altro tempo ancora lo si farà, credetemi, si parlò solo dei #makers12. I dodici makers, coloro che dalle idee hanno prodotto fatti. Credo che quel giorno, se avessimo messo insieme ogni singolo twitt, ne sarebbe venuto fuori un manuale di economia, di comunicazione, di vita, che sarebbe servito ai nostri ragazzi in futuro per RIFARE L’ ITALIA.

Ricordo che in sala squillò un cellulare con la suoneria di un pezzo di Lorenzo Jovanotti (@lorenzojova), e mi venne in mente il suo intervento di un po’ di mesi fa alla trasmissione di Mario Calabresi (@mariocalabresi) su rai3, in questo momento mi sfugge il titolo. Si vedeva un giornalista, preparato e capace, intervistare un artista totale. Si vedevano due uomini con le palle, parlare di esperienze. Raccontare storie vere, emozioni vere, passioni, ma soprattutto FATTI. Per questo forse lì in sala pensai a @lorenzojova come uno dei makers.

Oggi impazza in rete la dichiarazione di Michele Serra (@micheleserra da verificare) e le conseguenti reazioni della rete: “Twitter mi fa schifo” con questa espressione Serra chiude un più ampio concetto, in cui si augura che “questo medium sia, specie per i ragazzi, solo un passatempo ludico, come era per le generazioni precedenti il telefono senza fili.

Per l’opinionista de La Repubblica, in 140 caratteri si rischierebbe soltanto di effettuare una violenza verbale frutto di giudizi sommari.

Una delle reazioni, o analisi, o meglio ancora opinioni, generate dalla rete, e che più mi ha colpito, è quella del prof. Stefano Epifani (@stefanoepifani), che in un passaggio del suo articolo pubblicato su techeconomy, dice:“nella sintesi dei 140 caratteri può certo annidarsi il seme della drasticità di giudizio, ma può anche nascondersi l’eleganza della brevità”. Un pensiero stupendo.

Oggi ero collegato e ho letto un breve scambio di twitt tra @lorenzojova e @riccardowired. Ho dedotto che Lorenzo abbia letto l’articolo di Riccardo Luna su Repubblica.it, dove spiega il progetto che vede L’Aquila voler diventare una smart city, ovvero una città intelligente. "smart" Vuol dire meno traffico, meno inquinamento, energia pulita, niente file e tante altre bellissime cose. @lorenzojova con un twitt ha ricordato a @riccardowired che ci sono centinaia di migliaia di euro fermi al ministero raccolti con la canzone “domani”. In realtà Lorenzo ha spiegato meglio il tutto in tre o quattro twitt, quindi forse un cinquecento caratteri totali.

Dal profilo di Riccardo Luna partono subito un paio di twitt rivolti al ministro @fabriziobarca esortandolo a dare spiegazioni in merito, e a sbloccare i fondi.

Ecco caro dott. Serra. È questo il concetto. È questa la potenza di un twitt. Della nuova comunicazione. La potenza di trasformare le parole in fatti. La potenza di mettere in relazione giornalisti, artisti, docenti, imprenditori, e magari ministri, che con un twitt a testa, con un totale di scarso mille caratteri, possano riuscire a dare l’input per una rapida inversione di tendenza, perché siamo stanchi di vedere questo paese impiegare tempi assurdi per mettere in atto i progetti in essere.

Benvenuto nel terzo millennio Dott. Serra.

venerdì 16 marzo 2012

Napoli non è solo "oi vita oi vita mia". Sindaco, fatti sentire.

Pochi giorni fa purtroppo è venuto a mancare uno dei più grandi poeti e cantautori italiani. Lucio Dalla, e lui, beh, lui Napoli l'ha cantata, l'ha vissuta, e l'ha adottata.

Stasera mi stanno girando fortemente le palle.

Vagavo sul web tra un twitt e un pin, poi d’improvviso l’aggiornamento degli stati di facebook mi porta a leggere la notizia di quel gran signore di Buonanno che commenta l’eliminazione del Napoli dalla champions con una al quanto deprimente uscita in cui recita: “Allora, capisco che oggi i napoletani siano tristi perché ieri sono usciti dalla Champions league e quindi sono anche un po’ più arrabbiati per quanto riguarda il tema della raccolta dei rifiuti visto che non hanno più modo di divertirsi dato che non sono capaci di stare in Europa neanche nel calcio. Era l’unico modo che avevavano per stare in Europa, ora neanche quello…».

L’avevo presa con un ghigno misto tra il divertito e lo schifato. Poi ho visto la foto del sig. Buonanno, leggendo qualche notizia su di lui, e allora ho continuato a ridere divertito e a vagare su internet.

Tra un like, una email di lavoro ed un sospiro di sollievo pensando che domani è finalmente sabato, vedo l’ennesimo commento sulla partita Chelsea-Napoli. E mi torna in mente l’altra sera.

Il fatto è che quel gran coglione, perché Buonanno è un gran coglione, e non è solo questa sua ultima uscita a testimoniarlo, se avesse visto il prepartita su mediaset premium insieme a me, avrebbe sentito partire dalla mia bocca lo stesso identico commento. Si, perché chi di voi era collegato su premium, ha avuto modo di vedere che nel prepartita, i giornalisti premium, hanno simpaticamente mandato in onda il classico servizio (uno dei tanti, perché purtroppo ormai siamo abituati) con i tanti napoletani esagitati urlanti “oì vita oi vita mia.. chelsea chelsea vaffanculo”, ma peggio ancora, una graziosissimo videoclip dove delle persone, tifosi del napoli, sfoggiavano le proprie doti canore abbinate ad una raffinata ed elegante immagine. Chissà perché, al ritorno in studio i presenti hanno sempre degli strani sorrisetti in viso.

Questo tipo di servizi li manda in onda anche sky. Quindi lungi da me attaccare un’emittente piuttosto che l’altra. Anche perché dovrebbe farsi la lista completa, dato che non si vedono solo quando si parla di sport, purtroppo.

Ricordo che dissi a mia sorella, con aria infastidita e incazzata: “cioè, ma ti rendi conto? Poi si dice che nel mondo vedono Napoli sempre come la monnezza dell’Italia”.

E infatti. Ecco che poi ci tocca sentire il commentino di un Buonanno qualunque.

Premetto che sono orgoglioso della mia napoletanità, e sono al fianco di chi, in un contesto difficile come il nostro, trova anche solo in una partita di calcio della propria squadra del cuore, un momento di leggerezza in cui poter lasciarsi andare ad espressioni leggere, come leggero dovrebbe sempre essere visto il giuoco del calcio.

Però, e ora mi rivolgo a voi giornalisti, che cazzo di bisogno c’è di dare sempre l’immagine del napoletano come il pagliaccio o il neomelodico? come colui che sbraita e che non è in grado di stare in Europa neanche in una competizione di calcio? Che bisogno c’è ogni volta? Capisco le vostre esigenze, il tentare di tenere attaccati allo schermo quanti più occhi, ma rendetevi conto che quegli occhi saranno quelli che poi denigreranno Napoli e i napoletani a causa della scarsa e storpiata immagine che voi date del nostro popolo in ogni circostanza.

E ora mi rivolgo a lei, Sindaco. A lei che stimo, A lei che pian piano sta effettivamente mettendo in atto un cambiamento in questa città. A lei che vediamo seguire la nostra squadra quasi in ogni incontro, al fianco del presidente De Laurentis. Sindaco, si faccia sentire! Perché Napoli ha tre milioni di abitanti, e gli ottantamila del san paolo non sono neanche il 3% della nostra popolazione. E mi creda, il restante 97% dei napoletani, magari è consapevole che determinati servizi giornalistici, sono costanti alibi e giustificazioni per chi crede che il napoletano sia culturalmente inferiore. E quel 97% magari non ci stà a passare per quello che sbraita. Perchè la nostra cultura non è inferiore a quella di nessun altro popolo. L'Italia nel mondo è messa in primo piano grazie a tanti nostri concittadini. E poi, fin a prova contraria, il più grande genio del calcio è stato da noi. E non manca occasione per dimostrare la sua passione per questa città.

Pochi giorni fa purtroppo è venuto a mancare uno dei più grandi poeti e cantautori italiani. Lucio Dalla, e lui, beh, lui Napoli l'ha cantata, l'ha vissuta, e l'ha adottata.

E allora aprite gli occhi tutti. Napoli si ama, basta saperla guardare.

giovedì 15 marzo 2012

Caffè Carbonelli. My work, My passion, your coffee.

Spesso mi ritrovo in giro a comunicare il mio lavoro, Il mio prodotto.
Oggi ve lo faccio vedere, sentire, fatemi sapere se percepite anche solo un pò dell'aroma che mi porto dentro.


se poi volete effettivamente provarlo www.caffecarbonellishop.com

domenica 11 marzo 2012

A casa mia twittiamo da sempre.

Io non sono mai stato l'estroverso della famiglia.
Stamattina leggevo uno dei tanti interessanti articoli sul nuovo modo di comunicare che è ormai entrato nella nostra vita. Ed ero a casa dei miei genitori.
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I miei genitori sono persone semplici, vecchia generazione. Anni '30 mio padre, anni '40 mamma. Persone colte dei propri interessi. Delle altre cose li possiamo definire curiosi. Io sono un prodotto della vecchia generazione. Ultimo di tre figli, con dieci anni che mi allontanano da mio fratello, e sette da mia sorella. A casa non ho mai avuto un cazzo da dire. O meglio, ho sempre pensato che c'erano argomenti diversi e modi diversi di comunicare gli argomenti diversi che interessano a generazioni troppo diverse.

Mentre eravamo a pranzo:
mio padre: "We, e allò che hai fatto venerdì a Roma?"
Io: "niente. ho conosciuto il direttore della rivista che mi faccio arrivare, e ho parlato di lavoro con alcuni amici".
mia mamma: "Embè, che ha detto il direttore? "
Io: "niente mà, lui era troppo preso per concentrarsi su di me. Ci siamo solo presentati".

Eravamo alla frutta, e squilla il telefono. Risponde mia madre.
Mia mamma: "Luca ha conosciuto il direttore della rivista che arriva tutti i mesi".

Quasi in contemporanea il mio iphone mi notificava qualcosa. Mi è partita una risata, di quelle che solitamente si fanno tra amici. Una risata complice.

Praticamente mia mamma, parlando con mia sorella, mi stava REtwittando. E' una vita che mi sento in colpa perchè non rendo troppo partecipi i miei di tutto ciò che faccio, mi si dice sempre che sono scostante, ecc. ecc. e ovviamente anche le mie risposte a ciò che mi dicono loro sono sempre un pò così, striminzite. E' una vita che twittiamo.

Mi sono ritrovato a spiegare loro, cosa è twitter, come funziona, e allo stesso tempo mi rendevo conto che se glielo spiegavo appena l'avevano lanciato, forse erano tra i primi a comprenderlo con facilità. Quando poi gli ho detto che per dire qualcosa su twitter bisogna usare solo 140 lettere, mio padre fa: "Guagliò, se tu usassi tutte le 140 lettere quando parli con noi, noi non avremmo bisogno di doverlo leggere quello che fai".

E vabbuò. Ma noi è così che ci capiamo. E ci siamo mangiati una sfogliatella.

giovedì 23 febbraio 2012

Mia cara Ebay, ti spiego perchè mi sento tradito

Sempre su www.tecgeconomy.it http://www.techeconomy.it/2012/02/23/mia-cara-ebay-ti-spiego-perche-mi-sento-tradito/ il seguito della mia lettera aperta ad ebay.

Da wikipedia:

eBay è una piattaforma (marketplace) che offre ai propri utenti la possibilità di vendere e comprare oggetti sia nuovi che usati, in qualsiasi momento, da qualunque postazione Internet e con diverse modalità. La vendita consiste principalmente nell'offerta di un bene o un servizio da parte di venditori professionali e non; gli acquirenti fanno offerte per aggiudicarsi la merce. Vengono applicate tariffe, interamente a carico dei venditori, sia per pubblicare un qualsiasi tipo di inserzione sia quali commissioni sul valore finale dell'oggetto venduto. È obbligatoria l'iscrizione gratuita al sito.

La prima frase che si legge consultando la guida ebay è: “eBay è in assoluto il primo sito di commercio elettronico in Italia e nel mondo. Registrati subito anche tu. E’ gratis! Su eBay puoi comprare e vendere di tutto. È facile e divertente”.

Mi registrai nel 2005, acquistai un cellulare. Ne vendetti poi tre.

Un giorno, credo fosse aprile del 2006, sentii parlare mio padre e mio fratello di cessione dell’attività di famiglia, dei macchinari, e del marchio che porta in sé il mio cognome: Caffè Carbonelli”. Produciamo caffè.

A maggio dello stesso anno, mio fratello, scherzando amaramente, dopo che gli dissi di esser riuscito a vendere un vecchio paia di occhiali a 60,00 euro, mi disse: “Vogliamo provare a venderlo qui su, il caffè?”

Lo guardai scettico. “E tu lo compreresti il caffè su internet?”, gli risposi.

Da quel momento però cominciai a leggere le pagine di quella piattaforma con occhi diversi.

Nella pagina ebay dedicata all’ Ecommerce per le aziende, la prima frase che si legge è:

Se vuoi allargare il tuo giro d'affari, raggiungendo nuovi clienti al di fuori della della tua area geografica, eBay è lo strumento giusto, il primo sito di ecommerce in Italia e nel Mondo.

Cazzo! Pensai, e proviamo.

Oggi, dalla stessa pagina, si può accedere a quella dedicata ai “venditori di successo”.

Ed eccomi lì, che già ci mettevo la faccia, all’epoca più paffuta, di fianco a mio padre e mio fratello.

Da wikipedia:

I marketplace sono, in generale, il luogo, reale o metaforico, in cui avvengono degli scambi. Nella lingua italiana, tuttavia, i marketplace servono ad indicare i siti internet di intermediazione per la compravendita di un bene o un servizio; in altre parole il marketplace, che in lingua inglese significa "luogo di mercato", è un mercato online in cui sono raggruppate le merci di diversi venditori o diversi siti web. L'esempio più noto di marketplace è eBay.

Parliamo, quindi di ebay, inteso come luogo di mercato. Come è giusto che sia, ogni mercato ha i suoi venditori professionali, e tra questi ce ne sono sempre alcuni che si distinguono per qualità, economicità, servizi offerti.

Come ogni mercato che si rispetti, anche ebay si basa sul “passaparola” sulla buona nomea dei venditori. Essendo un mercato globale basato su contratti a distanza, ebay ha inserito sulla sua piattaforma, il sistema di feedback. Con questo sistema l’acquirente ha la facoltà di rilasciare un commento positivo, negativo, o neutro, sulla pagina feedback del venditore in questione, che funge da guestbook di tutti gli utenti che hanno effettuato un acquisto presso di lui. Questa pagina diviene, col passare del tempo, la reputazione del venditore.

In questi anni ebay ha integrato il sistema di feedback con la “valutazione dettagliata del venditore”. Qui, oltre a lasciare il feedback, l’acquirente può esporre la sua valutazione, del tutto anonima, per: oggetto conforme alla descrizione, comunicazione, tempi di spedizione, costi di spedizione e imballaggio.

Fino a qualche mese fa, ebay chiamava i migliori venditori professionali Power seller, e li distingueva in cinque livelli (bronzo, argento, oro, platino, titanio) in base al volume di vendite mensili e al numero degli oggetti venduti.

Da qualche mese, questa denominazione non esiste più. E i venditori che l’avevano acquisita per merito, si sono ritrovati d’ un tratto a dover rinunciare alla qualifica, ed a verificare mese per mese di avere i requisiti per rientrare nella nuova macrocategoria dei venditori “Affidabilità Top”, dove diventa di fondamentale importanza, non solo il feedback, ma soprattutto la valutazione dettagliata del venditore. I venditori affidabilità top beneficiano di maggiore visibilità nella ricerca degli oggetti, e particolari sconti sulle commissioni sul venduto.

Tra le tante cose, il gruppo ebay ha creato quello che è il sistema di pagamento più sicuro per le transazioni online. Paypal. Questo ha, con gli anni, avvicinato gli utenti all’ ecommerce, grazie all’ottimo sistema di protezione per gli acquirenti, che garantisce a chi acquista, la massima protezione in caso di truffa, o semplici acquisti relativi ad oggetti non conformi alla descrizione, o non rispettanti i tempi previsti. Con rimborso totale della somma versata.

Ebay sembrerebbe aver creato un sistema perfetto. Peccato che resta chiuso.

Nell’era del social network (ho sempre amato definire ebay un social market), ebay non ci mette la faccia. Un venditore professionale, ed un professionista serio, deve accettare risposte generiche, dall’assistenza clienti, rimandanti alla consultazione delle regole previste dalla piattaforma in questione, senza possibilità di un confronto. E’ ingiusto che una piattaforma tanto seria, che ha fatto la propria fortuna anche grazie alla professionalità di tante pmi e degli oggetti da queste venduti (ebay trattiene una commissione pari all’ 8%) a causa di una scarsissima elasticità, e alla totale protezione esclusiva dell’acquirente, dia la possibilità ad un utente qualsiasi di ledere la reputazione di un venditore professionale potendo rilasciare un feedback basandosi su gusti personali, e non sulla effettiva efficienza dei servizi offerti dal venditore e del relativo prodotto corrispondente a descrizione. A fomentare le obiezioni dei venditori, il fatto che ormai non è più possibile rilasciare feedback negativo agli acquirenti. Non è previsto, inoltre, un ufficio addetto a studiare ad hoc i casi venutisi a creare, ma il venditore bisogna che si accontenti dell’invito a rivolgersi al giudice di pace. una beffa vera e propria, i venditori, la subiscono quando, come e' accaduto in questo periodo, a causa di disservizi provocati con giusta causa dai trasportatori (partner essenziali per un buon venditore che usa l'ecommerce come suo canale di vendita primario), gli acquirenti valutano scarsa la voce "tempi di spedizione", punto fondamentale nella valutazione dettagliata del venditore, causando il declassamento del fornitore da "affidabilita top" a semplice venditore.

Doverosa e' quindi una preghiera ad ebay, che apra un ufficio dedicato ad un servizio clienti maggiormente preparato alla tutela di quelle aziende che, oggetto dopo oggetto, pagando i dovuti diritti di commissione, riescono a venir fuori da una crisi economica straziante, grazie a quello che prima era identificato come un canale di vendita alternativo, ma che oggi e' la salvezza di tante pmi.


mercoledì 22 febbraio 2012

Mia cara Ebay, amante infedele.

Ho scritto questa lettera aperta, pubblicata su www.techeconomy.it http://www.techeconomy.it/2012/02/22/mia-cara-ebay-amante-infedele/

Mia cara eBay,

sembra ieri quando ci conoscemmo. Tu ancora giovane e sbarazzina, che a testa alta col tuo tailleur cercavi relazioni serie, stanca delle solite “bottarelle e via” dei furboni che ti usavano al solo scopo di un’eccitazione momentanea, e io che timidamente ti osservavo da lontano chiedendomi se mai potessi accorgerti di me.

Quei tuoi colori solari, quella tua forma disordinatamente accattivante, e quel tuo linguaggio nuovo, bello, che col tempo mi ha arricchito a tal punto da farlo mio.
Pensavo e ripensavo a come attrarti. Prima ti offrii dolci che hai fatto assaggiare un po a tutti i tuoi amici sparsi per l’Italia, volevo prenderti per la gola. Poi ricordo che un giorno ebbi un’occasione da un amico, e ti portai uno di quei pupazzi giganti di Winnie the Pooh, da vetrina, che ora è in bella mostra in un Hotel Parigino. Arrivai a fare quelle sciocchezze da adolescente innamorato, per te.
Ma sentivo che non bastava, mi trattavi come uno dei tanti, ci sbattevo la testa, e pensavo a cosa poterti offrire, di buono, bello e duraturo. E una notte, osservandoti nei dettagli, forse capii che quello che più ti sarebbe piaciuto, sarebbe stata la cosa più semplice che avevo. Un caffè. Oh, quanti caffè ti ho offerto da quel lontano duemilasei ad oggi.

Tutto nacque dal primo, messo lì con una classica musichetta di sottofondo e De Filippo che te lo presentava dal suo balconcino, il classico espresso napoletano. Forse da lì capisti che facevo sul serio, che non ero uno dei tanti. Ricordo che cominciasti a parlarmi di feedback. Studiammo insieme il modo in cui diventare più belli. E io lì a vantarmi dei complimenti che i tuoi amici rivolgevano ai miei caffè e a come stavo riuscendo a rapire il tuo cuore.
Fu un amore folle. Per te non dormivo la notte. Seguivo ogni tuo passo, e diventai gelosissimo. Studiai i movimenti di tutti quei tuoi corteggiatori improvvisati, e anche di quelli che già da tempo ci provavano seriamente come me. Alla fine ci riuscii. Perchè gli altri non avevano quello che avevo io. Io solo ero l’originale.

Cominciai ad entrare nelle tue grazie. Dopo mesi di presentazioni e costanti ammiccamenti, mi rendesti felice inserendomi in quella categoria dove erano i corteggiatori migliori che ti piaceva chiamare “power seller”. Ed io lì contento che mi dicevo: vuoi vedere che anche lei si sta innamorando di me? E comunque non bastava. Sentivo che ti dividevo ancora con gli altri.
Andammo avanti per mesi, ed eri sempre più contenta di me, delle mie prestazioni. Una sera di quel lontano dicembre mi sussurrasti all’orecchio, “TI AMO”. Il giorno seguente mi ritrovai lì in prima pagina, dicevi a tutti che ero il migliore. Ti vantavi con tutti, “eccolo, eccolo, Il migliore venditore della piattaforma”. In un primo momento, era come se stessi toccando il cielo con un dito. C’ero riuscito. Umilmente, io, piccolo piccolo, ero arrivato a scalare il tuo cuore fino a farti innamorare. Oh, quanto siamo stati felici insieme. Cominciai così a credere sempre più in me, in quello che potevo offrire. Non ho mai pensato neanche per un momento a farmi l’amante. Eppure se ne sono presentate, pronte ad accogliere tutti i miei caffè. Piattaforme di ogni tipo, anche le tue gemelle francesi, inglesi e tedesche. E invece no. Io ti sono sempre stato fedele. Eravamo sempre più soddisfatti del nostro legame. Ci arricchivamo di noi.

Poi, ad un certo punto qualcosa è cambiato. Pensai “eccola, la crisi del settimo anno”, invece era solo il quinto. Tutto andava bene, quando ad un certo punto iniziasti a sparare paroloni nuovi: pretendesti che anche io dovevo conoscere questo sistema della “rilevanza”, e io lì, che mi fidavo di te, la studiai a tal punto che me la feci amica, e poi alleata, la rilevanza. In poco tempo anche lei fu parte di me. Diventai il caffè più rilevante per te. E tu anche lì eri stracontenta. Solo che per me cominciò a cambiare qualcosa. Aprii gli occhi. Cominciai a pensare che il tuo era un amore non disinteressato.

Tu non mi offrivi ai tuoi fans, tu mi vendevi. Su ogni complimento, su ogni feedback, tu ci lucravi. E più è cresciuto il nostro amore, più ci hai guadagnato. Mi arrabbiai per questo. E poi il nostro rapporto cominciava ad essere ossessivo. Io e e te, te e io, e quindi mi allontanai un po’ per pensare. Iniziavo a concentrarmi su di me. Mi dissi, ora me la creo io a mio piacimento una piattaforma con cui farci l’amore senza che pretenda nulla in cambio. La chiamai come il mio caffè: caffecarbonellishop. Con lei si erano invertiti i ruoli. Io ero tutto impettito, e lei timida, che pian piano in due anni è cresciuta, portando sempre nuovi amici ad apprezzare il mio caffè. Io per lei sono sempre stato l’unico. Mentre tu mi hai sempre fatto pensare che te la facevi un po’ con tutti.
In quest’ultimo anno poi? Ah, che delusione.

Veramente forse abbiamo bisogno di una pausa di riflessione, mia cara eBay. Non mi chiami più “amore”, io che cerco di ricostruire un rapporto portandoti sempre più caffè, riempiendo me e te di feedback per mostrarmi sempre più bello ai tuoi occhi. E tu? Tu che porti altre novità. Ora per te non esiste più la categoria dei “power seller” dove io mi sentivo come un supereroe dei cartoni animati. NO! Ora ci dobbiamo adeguare all’europa anche noi. E allora io e tutti quelli come me (e qui ho capito che devo prendere in mano la situazione), devono stare alle nuove regole. Superare ogni mese un test per entrare nella nuova macrocategoria dei corteggiatori “Affidabilità TOP”. E anche qui mi sono adeguato. Ho detto ok, vuoi questo? E ti darò questo! Te l’ho dato per due mesi. Due mesi di stress, di lavoro costante. Preciso, puntuale. Perfetto!

E poi? Poi quando arrivano difficoltà che non dipendono da me, quando i miei collaboratori, si, proprio loro che hanno sempre svolto il loro dovere, quando loro hanno qualche problema, qualche ritardo, non ti portano il caffè nei tempi giusti a causa della crisi che tu conosci bene, perchè non vuoi dirlo, ma anche tu ti stai fottendo dalla paura, è questa la verità di tutti questi tuoi cambiamenti, beh che fai? Quando io con loro abbiamo bisogno di un po’ di comprensione. Tu che fai? Ci sbatti le porte in faccia come se fossimo uno di quelli da una botta e via? E ci fai fuori dal tuo nuovo capriccio “affidabilità top”?

Settemilacinquecento feedback di amici che in questi anni sono stati contenti di noi, e tu dai credito a sei, dico sei impazienti ed uno scellerato? Che ho anche il dubbio che stia giocando sporco solo per portarti via da me?
Rifletti mia cara, rifletti. Io mi prenderò una pausa di riflessione lunga non so quanto in cui mi limiterò ad usarti, come tu fai con me.

Rifletti anche tu, e se capirai, allora sarà tutto ancor più bello di prima.
Io intanto offro il mio caffè al mondo anche senza di te.

mercoledì 4 gennaio 2012

Caffè Carbonelli tra soddisfazioni, realtà, e progetti.

Ho da qualche giorno pubblicato il mio primo post dell'anno. Solo che non avevo, però, prima pubblicato l'ultimo post dell'anno.
Eh, lo so, io so un pò così. Sarebbe stato senza dubbio impostato sull'articolo dedicato a Caffè Carbonelli, comparso sul n. 50 de L'ESPRESSO del 9 Dicembre.
Riprendo la foto di quell'articolo e ve la pubblico qui di fianco. Credo che l'articolo sia leggibile, ingrandendola.

Inoltre, riporto, di sotto, il link di un mio intervento su datamanager.it - il portale dell' ICT professionale, dove, intervistato dall' amico Antonio Savarese, racconto brevemente, in un articolo che lui ha titolato "Caffè Carbonelli, leader nell' e-commerce", quelle che sono state le tappe del nostro approdo online come azienda, i risultati ottenuti, il mio pensiero sul potenziale che le nuove tecnologie possono avere sul business e sulle pmi. Insomma, il pensiero, e il percorso che ci hanno portati ad essere una case history.

domenica 1 gennaio 2012

Il primo post dell'anno. Ma il mio anno è tutta la vita. Ergo: un mio post.

Oggi scrivo.

Sapendo che spesso non vengo capito neanche da chi mi è più vicino, ma che avrò sempre qualcuno vicino. Quelle persone che ti vogliono bene e basta. La famiglia. E persone che per un pò diventano la tua famiglia.

Sapendo che ho amici con cui non ho piu voglia di prendere un caffè, e altri che non hanno più voglia di prendere un caffè con me. Che ho tanti “social friends” in più, con cui un caffè forse non lo prenderò mai, e che ho tante persone con cui prendo caffè molto spesso e che non capirò mai se considerare amiche o boh.

Ma oggi scrivo. E non sarà marketing, e non sarà poesia o filosofia.

Non ci credo agli anni numerati. Al fatto che una notte all’anno bisogna mangiare di tutto, bisogna sparare qualche botto, e gridare “auguri” a tutti quelli che incontri, brindare con bollicine, ecc. per decretare la fine di un anno brutto e l’inizio di quello buono. Perché poi è sempre così. Mai nessuno che dice “speriamo che il nuovo anno sia almeno come quello vecchio”.

In tre secondi dovrebbe il male tramutarsi in bnene.

23.59.59 NERO - 00.00.00 GRIGIO - 00.00.01 BIANCO ???

Eh, no, non è proprio così. Diciamo che è sempre tutto bianco. E che noi coloriamo poi tutto come meglio crediamo. Poi il nero è quando proprio non si riesce a vedersi. Ed è giusto prendersi anche quei momenti lì. Servono comunque.

Del resto, dalla notte del trentuno dicembre a quella del primo gennaio non cambia poi molto. Inverno era ieri notte, inverno sarà stanotte. Chi è stato in compagnia il trentuno dicembre, probabilmente sarà in compagnia anche il primo gennaio, e chi è stato solo il trentuno dicembre, probabilmente sarà solo anche il primo gennaio. Ah, poi c’è chi è capace di scegliere di stare solo quando vuole, e in compagnia quando vuole, e di chi vuole. E a questi va tutta la mia stima.

E poi vedi l'arcobaleno a tutte le ore negli occhi di un bambino. E tutto è comunque bello nell'accezione più semplice del termine.

Comunque credo che numerare convenzionalmente il tempo che passa, sicuramente serva. Serva per dare una data di scadenza al caffè, per dargli un numero di lotto, e per capire quanto tempo è passato prima che il numero di caffè che si prendeva qualche tempo fa cominci a far battere più velocemente il cuore, o a far correre più spesso al cesso.

Il tempo che passa, il caffè che resta. Io che guardandomi da dentro vedo quest’anno come un anno di immobilità, ma pieno di cambiamenti. Che cazzo di controsenso. E il mio mondo che invece si è evoluto, è cambiato, è cresciuto, si è perso e ritrovato, ho cercato un giorno e l’altro l’ho lasciato andare.

Il mio mondo che è un tutt’uno di lavoro, affetti, emozioni, vita. E magari pure amore, va. I miei giorni che non formano un anno, ma che riempiono una vita. Ecco.

Come faccio a fare un resoconto dell’anno passato? A me risulta difficile. Dovessi farlo come “Caffè Carbonelli” allora, dovrei travestirmi da logo e ne verrebbe fuori un anno fantastico. Ricco di soddisfazioni e novità positive. Di tante basi su cui lavorare e costruire. Che difficilmente si tramutano in profitto, ma in investimento. E Che contano molto più di un sei al superenalotto.

Ma visto che sono sempre più convinto che dietro un’azienda ci sono gli uomini, ecco che torno in me, tolgo i panni del logo e “Caffè Carbonelli” ritorna a far parte di me uomo. Ed è ovvio che non tutto l’anno è stato bello. Ah no.

Una data esatta di quest’anno non la dimenticherò mai. Io cerco di pensare a tutto quest’anno e non vedo nulla prima di quella data di giugno. La convenzione vuole che proprio quel giorno, tutti gli anni, cominci l’estate. La stagione più bella. Beh, quel giorno fu il primo di una ventina di giorni neri, durante cui ho (abbiamo) rischiato di perdere quella che è sicuramente una delle presenze più importanti e ingombranti nella vita di una persona.

Una ventina di giorni che non ti fanno muovere per mesi. Se non per inerzia. Mesi durante i quali, per rimanere a galla, ti butti nel lavoro e nel lavoro ritrovi la voglia di fare. Mesi durante i quali crei il caffè, parli di caffè, vendi più caffè, pensi di caffè, e però non puoi prendere caffè perché paradossalmente anche quello ti è contro. E quasi dimentichi che sapore ha.

Giorni, mesi che passano, e che producono nuovi progetti, nuovi prodotti, nuovi pack, nuovi accordi. Mesi di lavoro che ritrovi poi un giorno sulla pagina di “L’ESPRESSO”, nella sezione economia, in un bel po’ di righe ed una foto, che agli altri riassumono i risultati di tante ore di lavoro, e come si è arrivati. E a te, quelle stesse righe, o forse quegli spazi bianchi tra quelle righe, producono occhi lucidi di giorni neri, mani e vetri rotti, notti in bianco, voglia di andare e di restare e crescere comunque. E riassumono un momento della tua vita. Pieno di reazioni. A volte eccessive, a volte troppo istintive, a volte ritardate, a volte ricercate e non trovate, a volte sperate e rimandate. Ma pur sempre arrivate. E ti rendi conto che tutte ste reazioni sono le varie sfumature con cui stai riempiendo il bianco della tua vita.

Ecco cosa mi auguro per i giorni a venire. Tante reazioni vere. Non importa se belle o brutte. Certo la cosa migliore sarebbe quella di avere sempre reazioni giuste. Ma fanculo, come al solito, tutto ciò che è solo giusto. E quindi Auguro a me e a chi voglio bene, tante reazioni vere a tutto ciò che accadrà. Tutto ciò che è vero andrà sempre migliorando e diventerà il bene.

E il sapore del mio caffè è sempre più buono e più intenso.

giovedì 11 agosto 2011

I politici su facebook. Conoscono la differenza tra Weber e Zuckerberg ?

Sono ormai mesi che anche cariche istituzionali, artisti, ecc. ci bombardano dalle proprie pagine Facebook.
Più che concentrarmi sui "clippini" di Vasco, che personalmente trovo una forma di informazione stupenda, che lo spoglia da "mito" e lo identifica come uomo. Che lo renderà paradossalmente ancor più "mito" in quanto "uno di noi, che dall'apice vive come noi"; vorrei concentrarmi sui posts informativi dei sindaci della mia regione (sicuramente ci saranno altre cariche o personaggi che lo fanno e su cui però non è caduta la mia attenzione).
Se oggi guardate la fanpage FB di Luigi De Magistris (Sindaco di Napoli), che ha cominciato da poco, o ancor di più quella di Vincenzo De Luca (sindaco di Salerno), noterete una quasi frenesia nell' informare i proprio fans delle belle iniziative portate avanti dal comune o dagli assessori, un autocompiacimento che personalmente definisco ridicolo. Informare i cittadini sull'andamento della situazione e dei problemi della propria città, è un qualcosa di assolutamente essenziale, doveroso, e sotto questo punto di vista ben venga qualsiasi nota informativa emessa ufficialmente e pubblicamente. Ma se ogni post è scritto sulla propria pagina personale, per esser preso semplicemente in visione, allora non sarebbe più opportuno creare delle vere e proprie bacheche in città? dei punti fissi dove aggiornare settimanalmente sulle opere in corso, dove tutti i cittadini, anche i più anziani, anche quelli che con i nuovi media non camminano a braccetto, possano conoscere i movimenti del proprio comune e del proprio sindaco?
Dico questo perchè i social network, FACEBOOK, non è un mezzo di INFORMAZIONE, ma di COMUNICAZIONE. E ancor più ridicolo è pensare che magari dietro le pagine dei sindaci in questione possa esserci una agenzia che studia questa determinata propaganda. Pubblicare informazioni e poi lasciarle lì senza interazione, senza una risposta a una domanda, con centinaia di commenti sotto ogni post, che sia di critica positiva o negativa, senza però nessuna discussione, nessun dialogo con l'autore del post. E' un qualcosa che non ha nulla a che fare con gli slogan in voga nell'ultima campagna elettorale "operiamo dialogando con i cittadini, ecc.". Volete informare? AGGIORNATEVI! è giustissimo usare i social network come mezzo per comunicare/informare, ma per favore, imparate a conoscerli prima di lavorarci su. studiateli. Hanno inventato TWITTER che, lo so, è difficile da usare per chi ha bisogno di scrivere quattro righe invece che una. E allora studiate di più, diventatene capaci, o affidatevi a chi fa questo per mestiere. E' INUTILE AVERE 100.000-200.000 FANS SU FACEBOOK SE POI QUESTI DEVONO FARE SOLO I BURATTINI ACCONDISCENDENTI.
E' fastidioso leggere le belle opere (perchè poi dell'ultimo morto ammazzato, risucchiato da una voragine aperta a causa delle infiltrazioni stradali, problema decennale, non vi è alcun post), con sotto migliaia di commenti, domande, richiesta di approfondimenti, e non ricevere alcun dettaglio poi.
Vedere queste fanpage è come vedere quella del Papa piena di preghiere, e sotto migliaia di "Amen" (che poi se non ricordo male avevo sentito una notizia dell'approdo del vaticano su facebook. Andrò a controllare).

Weber scrisse "la politica come professione" (Che invito a leggere per un arricchimento generale), qui sembra che invece l'uomo politico non nasca come frutto di studi, che non si diventa politico per gradi, tanto da definirla poi una professione; ma che ogni professione voglia essere presa e portata avanti dalla presunzione di un uomo messo sul trono politico.
Ergo: Ben venga un "political marketing", un "marketing personale", ma, cazzo, imparate ad usare i mezzi a disposizione nel migliore dei modi!


martedì 12 luglio 2011

Stupid Marketing

Quando un tuo competitor comincia a copiare il tuo operato e' sempre motivo di vanto e orgoglio. Nonche' luce che illumina nuovi stimoli e nuova creativita'.
Cominciare copiando non e' sbagliato. Credo che per creare nuovi mercati e far crescere, innovando, quelli già esistenti, bisogna prender spunto da chi e' già riuscito a farlo. I migliori maestri, quando un allievo promettente e' a corto di idee, suggeriscono di scegliere un buon esempio e cominciare col copiarlo. Detto ciò, ognuno, anche chi si trova avanti anni luce rispetto a chi e' dietro a rincorrerlo, ha dovuto compiere i propri errori. La stupidita' del competitor disattento, che si tramuta in sana goduria per chi vanta l'originalità dell'operato, sta nel non accorgersi di stare iniziando il proprio lavoro copiando il piu grosso errore che ha commesso chi gli e' d'avanti.

mercoledì 4 maggio 2011

Caffè Carbonelli Sponsor al 62° Gran Premio Lotteria di Agnano.

La Torrefazione Carbonelli sarà Sponsor ufficiale al 62° Gran Premio Lotteria di Agnano, che siterrà il giorno 8 Maggio presso la suggestiva struttura dell' Ippodromo di Agnano (NA).
Una Pmi di valore. Una pmi che sta emergendo e diventa sempre meno Piccola. Una piccola impresa che dà vita ad una vera e propria Intrapresa. Un' azienda che, grazie alla qualità del suo prodotto, ed all'offerta innovativa con cui si presenta ai propri clienti, è riuscita negli ultimi tempi ad arrivare a prestigiosi traguardi. Ultimo il riconoscimento, ricevuto al SMAU business 2011 di Roma per la categoria ecommerce e web-marketing, come pmi capace di distinguersi grazie all' Information and Communication Technology.
Questi risultati sono balzati agli occhi degli organizzatori del 62° Gran Premio Lotteria di Agnano, uno degli eventi più prestigiosi del panorama Ippico italiano, i quali hanno fortemente voluto tra i partner ufficiali della manifestazione, la Torrefazione Caffè Carbonelli, che rispecchia l'animo dell'evento. Il rilancio di una città proveniente dallo spirito positivo di una giovane Impresa Napoletana innovativa e sempre più apprezzata nel proprio settore di competenza.