sabato 17 marzo 2012

Caro dott. Serra, con un twitt si rialzano intere città.

Qualche giorno fa si è svolto a Roma il #worldwiderome, dove dodici relatori hanno parlato delle proprie imprese, moderati e presentati da Riccardo Luna, (@riccardowired). Nella sala c’era un’energia che si materializzava ogni qualvolta uno di loro spiegava i FATTI nati dalle idee che avevano avuto il coraggio di portare avanti, con impegno e sacrifici. Uno su tutti Massimo Banzi (@mbanzi) con la storia di Arduino. Ho rivisto tre volte il video della sua relazione (guardatelo, ascoltatelo), e ricordo che dalla sala twittai uno dei concetti che mi colpirono: “un prototipo è un fatto. Un foglietto sono chiacchiere.”

Su twitter, quel giorno, e per tanto altro tempo ancora lo si farà, credetemi, si parlò solo dei #makers12. I dodici makers, coloro che dalle idee hanno prodotto fatti. Credo che quel giorno, se avessimo messo insieme ogni singolo twitt, ne sarebbe venuto fuori un manuale di economia, di comunicazione, di vita, che sarebbe servito ai nostri ragazzi in futuro per RIFARE L’ ITALIA.

Ricordo che in sala squillò un cellulare con la suoneria di un pezzo di Lorenzo Jovanotti (@lorenzojova), e mi venne in mente il suo intervento di un po’ di mesi fa alla trasmissione di Mario Calabresi (@mariocalabresi) su rai3, in questo momento mi sfugge il titolo. Si vedeva un giornalista, preparato e capace, intervistare un artista totale. Si vedevano due uomini con le palle, parlare di esperienze. Raccontare storie vere, emozioni vere, passioni, ma soprattutto FATTI. Per questo forse lì in sala pensai a @lorenzojova come uno dei makers.

Oggi impazza in rete la dichiarazione di Michele Serra (@micheleserra da verificare) e le conseguenti reazioni della rete: “Twitter mi fa schifo” con questa espressione Serra chiude un più ampio concetto, in cui si augura che “questo medium sia, specie per i ragazzi, solo un passatempo ludico, come era per le generazioni precedenti il telefono senza fili.

Per l’opinionista de La Repubblica, in 140 caratteri si rischierebbe soltanto di effettuare una violenza verbale frutto di giudizi sommari.

Una delle reazioni, o analisi, o meglio ancora opinioni, generate dalla rete, e che più mi ha colpito, è quella del prof. Stefano Epifani (@stefanoepifani), che in un passaggio del suo articolo pubblicato su techeconomy, dice:“nella sintesi dei 140 caratteri può certo annidarsi il seme della drasticità di giudizio, ma può anche nascondersi l’eleganza della brevità”. Un pensiero stupendo.

Oggi ero collegato e ho letto un breve scambio di twitt tra @lorenzojova e @riccardowired. Ho dedotto che Lorenzo abbia letto l’articolo di Riccardo Luna su Repubblica.it, dove spiega il progetto che vede L’Aquila voler diventare una smart city, ovvero una città intelligente. "smart" Vuol dire meno traffico, meno inquinamento, energia pulita, niente file e tante altre bellissime cose. @lorenzojova con un twitt ha ricordato a @riccardowired che ci sono centinaia di migliaia di euro fermi al ministero raccolti con la canzone “domani”. In realtà Lorenzo ha spiegato meglio il tutto in tre o quattro twitt, quindi forse un cinquecento caratteri totali.

Dal profilo di Riccardo Luna partono subito un paio di twitt rivolti al ministro @fabriziobarca esortandolo a dare spiegazioni in merito, e a sbloccare i fondi.

Ecco caro dott. Serra. È questo il concetto. È questa la potenza di un twitt. Della nuova comunicazione. La potenza di trasformare le parole in fatti. La potenza di mettere in relazione giornalisti, artisti, docenti, imprenditori, e magari ministri, che con un twitt a testa, con un totale di scarso mille caratteri, possano riuscire a dare l’input per una rapida inversione di tendenza, perché siamo stanchi di vedere questo paese impiegare tempi assurdi per mettere in atto i progetti in essere.

Benvenuto nel terzo millennio Dott. Serra.

venerdì 16 marzo 2012

Napoli non è solo "oi vita oi vita mia". Sindaco, fatti sentire.

Pochi giorni fa purtroppo è venuto a mancare uno dei più grandi poeti e cantautori italiani. Lucio Dalla, e lui, beh, lui Napoli l'ha cantata, l'ha vissuta, e l'ha adottata.

Stasera mi stanno girando fortemente le palle.

Vagavo sul web tra un twitt e un pin, poi d’improvviso l’aggiornamento degli stati di facebook mi porta a leggere la notizia di quel gran signore di Buonanno che commenta l’eliminazione del Napoli dalla champions con una al quanto deprimente uscita in cui recita: “Allora, capisco che oggi i napoletani siano tristi perché ieri sono usciti dalla Champions league e quindi sono anche un po’ più arrabbiati per quanto riguarda il tema della raccolta dei rifiuti visto che non hanno più modo di divertirsi dato che non sono capaci di stare in Europa neanche nel calcio. Era l’unico modo che avevavano per stare in Europa, ora neanche quello…».

L’avevo presa con un ghigno misto tra il divertito e lo schifato. Poi ho visto la foto del sig. Buonanno, leggendo qualche notizia su di lui, e allora ho continuato a ridere divertito e a vagare su internet.

Tra un like, una email di lavoro ed un sospiro di sollievo pensando che domani è finalmente sabato, vedo l’ennesimo commento sulla partita Chelsea-Napoli. E mi torna in mente l’altra sera.

Il fatto è che quel gran coglione, perché Buonanno è un gran coglione, e non è solo questa sua ultima uscita a testimoniarlo, se avesse visto il prepartita su mediaset premium insieme a me, avrebbe sentito partire dalla mia bocca lo stesso identico commento. Si, perché chi di voi era collegato su premium, ha avuto modo di vedere che nel prepartita, i giornalisti premium, hanno simpaticamente mandato in onda il classico servizio (uno dei tanti, perché purtroppo ormai siamo abituati) con i tanti napoletani esagitati urlanti “oì vita oi vita mia.. chelsea chelsea vaffanculo”, ma peggio ancora, una graziosissimo videoclip dove delle persone, tifosi del napoli, sfoggiavano le proprie doti canore abbinate ad una raffinata ed elegante immagine. Chissà perché, al ritorno in studio i presenti hanno sempre degli strani sorrisetti in viso.

Questo tipo di servizi li manda in onda anche sky. Quindi lungi da me attaccare un’emittente piuttosto che l’altra. Anche perché dovrebbe farsi la lista completa, dato che non si vedono solo quando si parla di sport, purtroppo.

Ricordo che dissi a mia sorella, con aria infastidita e incazzata: “cioè, ma ti rendi conto? Poi si dice che nel mondo vedono Napoli sempre come la monnezza dell’Italia”.

E infatti. Ecco che poi ci tocca sentire il commentino di un Buonanno qualunque.

Premetto che sono orgoglioso della mia napoletanità, e sono al fianco di chi, in un contesto difficile come il nostro, trova anche solo in una partita di calcio della propria squadra del cuore, un momento di leggerezza in cui poter lasciarsi andare ad espressioni leggere, come leggero dovrebbe sempre essere visto il giuoco del calcio.

Però, e ora mi rivolgo a voi giornalisti, che cazzo di bisogno c’è di dare sempre l’immagine del napoletano come il pagliaccio o il neomelodico? come colui che sbraita e che non è in grado di stare in Europa neanche in una competizione di calcio? Che bisogno c’è ogni volta? Capisco le vostre esigenze, il tentare di tenere attaccati allo schermo quanti più occhi, ma rendetevi conto che quegli occhi saranno quelli che poi denigreranno Napoli e i napoletani a causa della scarsa e storpiata immagine che voi date del nostro popolo in ogni circostanza.

E ora mi rivolgo a lei, Sindaco. A lei che stimo, A lei che pian piano sta effettivamente mettendo in atto un cambiamento in questa città. A lei che vediamo seguire la nostra squadra quasi in ogni incontro, al fianco del presidente De Laurentis. Sindaco, si faccia sentire! Perché Napoli ha tre milioni di abitanti, e gli ottantamila del san paolo non sono neanche il 3% della nostra popolazione. E mi creda, il restante 97% dei napoletani, magari è consapevole che determinati servizi giornalistici, sono costanti alibi e giustificazioni per chi crede che il napoletano sia culturalmente inferiore. E quel 97% magari non ci stà a passare per quello che sbraita. Perchè la nostra cultura non è inferiore a quella di nessun altro popolo. L'Italia nel mondo è messa in primo piano grazie a tanti nostri concittadini. E poi, fin a prova contraria, il più grande genio del calcio è stato da noi. E non manca occasione per dimostrare la sua passione per questa città.

Pochi giorni fa purtroppo è venuto a mancare uno dei più grandi poeti e cantautori italiani. Lucio Dalla, e lui, beh, lui Napoli l'ha cantata, l'ha vissuta, e l'ha adottata.

E allora aprite gli occhi tutti. Napoli si ama, basta saperla guardare.

giovedì 15 marzo 2012

Caffè Carbonelli. My work, My passion, your coffee.

Spesso mi ritrovo in giro a comunicare il mio lavoro, Il mio prodotto.
Oggi ve lo faccio vedere, sentire, fatemi sapere se percepite anche solo un pò dell'aroma che mi porto dentro.


se poi volete effettivamente provarlo www.caffecarbonellishop.com

domenica 11 marzo 2012

A casa mia twittiamo da sempre.

Io non sono mai stato l'estroverso della famiglia.
Stamattina leggevo uno dei tanti interessanti articoli sul nuovo modo di comunicare che è ormai entrato nella nostra vita. Ed ero a casa dei miei genitori.
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I miei genitori sono persone semplici, vecchia generazione. Anni '30 mio padre, anni '40 mamma. Persone colte dei propri interessi. Delle altre cose li possiamo definire curiosi. Io sono un prodotto della vecchia generazione. Ultimo di tre figli, con dieci anni che mi allontanano da mio fratello, e sette da mia sorella. A casa non ho mai avuto un cazzo da dire. O meglio, ho sempre pensato che c'erano argomenti diversi e modi diversi di comunicare gli argomenti diversi che interessano a generazioni troppo diverse.

Mentre eravamo a pranzo:
mio padre: "We, e allò che hai fatto venerdì a Roma?"
Io: "niente. ho conosciuto il direttore della rivista che mi faccio arrivare, e ho parlato di lavoro con alcuni amici".
mia mamma: "Embè, che ha detto il direttore? "
Io: "niente mà, lui era troppo preso per concentrarsi su di me. Ci siamo solo presentati".

Eravamo alla frutta, e squilla il telefono. Risponde mia madre.
Mia mamma: "Luca ha conosciuto il direttore della rivista che arriva tutti i mesi".

Quasi in contemporanea il mio iphone mi notificava qualcosa. Mi è partita una risata, di quelle che solitamente si fanno tra amici. Una risata complice.

Praticamente mia mamma, parlando con mia sorella, mi stava REtwittando. E' una vita che mi sento in colpa perchè non rendo troppo partecipi i miei di tutto ciò che faccio, mi si dice sempre che sono scostante, ecc. ecc. e ovviamente anche le mie risposte a ciò che mi dicono loro sono sempre un pò così, striminzite. E' una vita che twittiamo.

Mi sono ritrovato a spiegare loro, cosa è twitter, come funziona, e allo stesso tempo mi rendevo conto che se glielo spiegavo appena l'avevano lanciato, forse erano tra i primi a comprenderlo con facilità. Quando poi gli ho detto che per dire qualcosa su twitter bisogna usare solo 140 lettere, mio padre fa: "Guagliò, se tu usassi tutte le 140 lettere quando parli con noi, noi non avremmo bisogno di doverlo leggere quello che fai".

E vabbuò. Ma noi è così che ci capiamo. E ci siamo mangiati una sfogliatella.