* 200 ml di panna fresca da montare
* 100 gr di zucchero
* 3 fogli di colla di pesce
* 2 tuorli d’uovo
* 4 tazzine di caffè ristretto
Responsabile Sales & Marketing per l'azienda di famiglia Torrefazione Caffè Carbonelli. Appassionato di ogni forma di comunicazione purchè funzionale. Anche questo blog è frutto di una riflessione che ho fatto mia qualche tempo fa e che mi ha illuminato. "Conosci te stesso, individua la tua virtù, falla esplodere".
Il giorno 3 febbraio era un classico giovedì lavorativo (e lo è rimasto. quindi non so perché questo inizio, ma mi piaceva) tra decine di email, ordini da gestire, clienti da tenere a bada, fornitori da sollecitare, social network da moderare.
Poi d’improvviso una telefonata: “sono il sig. ……… le chiedo scusa per la telefonata che le sembrerà strana per la fretta che le metterò nel darmi una risposta, ma i tempi sono ormai brevi, ed ho necessità di organizzare questa visita. Il giorno 18 ci sarà, in Italia, una delegazione di tredici giapponesi, tutti imprenditori nel settore Caffè, e vorrebbero avere l’onore di poter visitare la sua azienda ed essere spiegati, la cultura, la lavorazione, del vero caffè espresso napoletano.”
Io ero diffidente, molto, e rispondo: “sig. ……. Io la ringrazio innanzitutto per l’attenzione rivolta alla nostra azienda e al nostro prodotto, ma mi perdoni, una domanda mi viene spontanea: a circa cinquecento metri in linea d’aria dalla nostra struttura, c’è una delle torrefazioni di caffè più rinomate e pubblicizzate. E non solo, a Napoli ci sono altre torrefazioni molto più grandi ed affermate della nostra, come mai i sig.ri giapponesi hanno scelto la nostra?”
“Sig. Carbonelli è semplice, e credo che lei avrebbe fatto lo stesso loro ragionamento: loro vogliono provare l’emozione di veder nascere il caffè. È come se volessero assistere a un parto, sentire sulla pelle i brividi delle urla di una mamma, il suono del primo pianto di un neonato, capire l’amore, il contesto in cui la creatura nasce, e una volta che la creatura sarà cresciuta, poter dire di averla vista nascere
Io intanto lo ascoltavo con un ghigno misto tra emozione e soddisfazione, avrei voluto che la spiegazione del “perché noi”, l’avesse ascoltata mio padre direttamente. Gli rispondo con un semplice “Va bene, sarà un piacere poter aprire le porte della nostra Torrefazione ai sig.ri Giapponesi”.
Due giorni fa, venerdì diciotto, li abbiamo ospitati. Quattordici giapponesi, tra importatori di caffè crudo, torrefattori, ed imprenditori (proprietari di caffetterie), e la sig.ra Yoriko, interprete ed organizzatrice della visita, a cui va il mio personalissimo ringraziamento. Sono state due ore intense. Ognuno con il proprio blocco note e la propria macchina fotografica. Ascoltavano interessati ogni minima parola che la sig.ra Yoriko traduceva. Fotografavano i singoli chicchi di caffè delle nostre miscele. Odoravano le nostre cialde di caffè appena prodotte, e non riuscivano a credere che riuscissero a sprigionare davvero quell’aroma come si legge dalle nostre recensioni. Sbarravano gli occhi nel vedere i nostri pezzi di legna di quercia alimentare il fuoco vivo che scalda il forno della torrefattrice che cuoce il nostro caffè. E non vi dico le loro espressioni quando poi l’hanno visto uscire fumante, il nostro caffè, dal forno alla vasca, e con quel profumo, che però non è quello che voi tutti conoscete, ma è quello di caffè cotto, tostato, fresco, vivo, lacrimante, si, perché voi non lo sapete, ma il caffè fresco lacrima.
E vedere insieme la mia famiglia, accogliere, raccontarsi e raccontare il proprio prodotto a persone provenienti dall’altra parte del mondo, con usanze e cultura totalmente diversa beh, ecco queste sono le cose, vere, che non hanno prezzo. Vedere mio padre, Pietro Carbonelli, e sentirlo raccontare, piano, con voce fiera, il ciclo produttivo che dà vita al nostro caffè, a ventotto occhi a mandorla che lo fotografano, beh, credo che per noi, suoi figli, sarà una delle immagini che ci porteremo sempre nell’anima.
Ecco perché noi.
Oggi faccio lo chef.
O meglio, mi sono imbattuto sulla ricetta delle pappardelle al caffè sul blog del mio amico Armandino Palmieri con cui ho appena chiuso un accordo che ci vedrà Caffè ufficiale delle sua cucina (anche se lui non lo sa ancora.), e mi fa piacere condividerla con chi mi legge. Con la promessa che presto sarete invitati tutti ad assaggiare il piatto direttamente in torrefazione.
Io non so se ve ne rendete conto, ma siamo nel 2011 e siamo in Italia. Paese occidentale, paese democratico checché se ne dica. Non esistono condanne per adulterio, non esistono lapidazioni. Non vedo donne cittadine italiane nascondersi il viso da un burqa. Ci sono (e i parametri di valutazione per cui sono lì certamente sono discutibili) molte donne in parlamento. Molte donne ricoprono importanti ruoli in grosse aziende. Donne in procinto di diventare pilota di F1, donne pugili, donne calciatrici. In serie A ci sono ormai assistenti di linea donne. La tv è delle donne. Gli “amici” di Maria De Filippi, in realtà sono le Amiche. Programmi di cucina che camminano di paripasso con programmi sportivi. In radio si sentono ormai più voci femminili che maschili. Sul web, il blogger da trecentomilionididollari è Donna (ma non italiana, questo è vero).
È che leggo twitt, post, pillole di videogiornali, che da stamattina non fanno altro che parlare di “senonoraquando”, e una domanda mi frulla in testa da quando ho preso coscienza di questa iniziativa: “MACHECAZZOAVETEDAMANIFESTARE?”.
Vado sul sito e leggo il vademecum:
· La manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I cartelli o striscioni ne terranno conto.
· La manifestazione è fatta per esprimere la nostra forza e la nostra determinazione.
· Siamo donne fiere e orgogliose. Chiediamo dignità e rispetto per noi e per tutte. Siamo gelose della nostra autonomia e non ci lasceremo “usare”. Per questo non ci devono essere simboli politici o sindacali nei nostri cortei: vogliamo che sia anche rispettata la nostra “trasversalità”.
Allora:
Il primo pensiero che mi son fatto è che questa manifestazione sia nata dopo gli indecenti fatti degli ultimi tempi che hanno riguardato i vari Signori che conosciamo.
Ora mi chiedo. Voi Donne fiere, con la vostra dignità, ma come le giudicate le gentil signorine che si sono prestate, o meglio vendute, a tanto squallore? Come giudicate il “si” per quei famosi settemila euro?
Allora, io credo che nel nostro paese ci siano coglioni e zoccole. Il coglione è libero di fare le proprie proposte, la zoccola è libera di accettare la proposta del coglione.
Poi voltiamo un attimo lo sguardo e vediamo donne lapidate, donne nascoste dietro a un velo.
Donne violentate da istituzioni che dovrebbero proteggerle. Donne che praticamente non esistono. Mi dico quindi che dovremmo manifestare ogni giorno per loro, per la loro LIBERTA'.
Detto questo la domanda continua a girarmi in testa
MACHECAZZOAVETEAVUTODAMANIFESTARE?
E poi dite che a Napoli siamo arretrati con la tecnologia. Che non siamo a passo coi tempi. Leggete, leggete e capirete.
Web, blog, marketing, social network, massmedia, advertising, ebay, innovation,invertising, ecommerce, facebook,twitter.Tutti strumenti sui quali la nostra azienda ha puntato per risollevarsi, tutti canali su cui promuoviamo il nostro prodotto.
Abbiamo ispirato tesi universitarie, discussioni social. Siamo stati invitati a raccontare la nostra case history in lezioni universitarie. Siamo stati intervistati per raccontarlo.
Il nostro prodotto è consumato un po’ in tutto il mondo. Stiamo imparando a parlare inglese, svedese, greco, polacco, tedesco, australiano (si parla australiano in australia?), russo, tra qualche giorno ospiteremo una delegazione di imprenditori giapponesi che accoglieremo con un grasso おはようございます紳士。ようこそコーヒー焙煎Carbonelliする (Che sballo il traduttore di google, fa anche la traduzione fonetica) che pronuncerò così:” Ohayōgozaimasu shinshi. Yōkoso kōhī abu i Carbonelli suru”.Mmmm… forse.
Parlano di noi con retwitt, posts, ecc. i nostri stessi clienti promuovono il nostro prodotto con azioni di sharing. E le soddisfazioni più grosse arrivano attraverso i loro feedback. Alle 13.27 del 12 febbraio 2011 sulla nostra pagina ebay ce ne sono 5642 positivi e 4 neutri.
Londra, Varsavia, Ebay, website, social network, Berlino, Goteborg. Guagliù io sono napoletano (ssshhhh..), si si NAPOLETANO. Fiero. nato cresciuto e affermato a Napoli.Indovinate, però, l’unico feedback negativo, il più grosso, il più bello, il più crudo, da chi lo abbiamo ricevuto? Ebbene sì, da un concittadino. Si. Qualche giorno fa ci ritrovammo un pacco delle nostre cialde all’entrata della nostra struttura. Lo prendemmo, lo guardammo, lo girammo, e ci leggemmo il più bel feedback mai ricevuto:“e tu chist o’chiamm cafè? E vuliss esser pur pavat pe chesta merda? Fa na cosa, assiettet n’copp o’cess e bivatill tu”.
…………
Piango? Rido? Mi preoccupo? Sdrammatizzo? Bah, non lo so ancora. La cosa certa è che rifletto. Vado avanti e penso. Caffè Carbonelli ha 5642 feedback positivi su ebay. Ha decine di distributori in tutta europa. Io personalmente mi occupo della gestione marketing, delle vendite online, delle relazioni con i distributori esteri. Credo di poter dire di avere rapporti commerciali, lavorativi, con migliaia di persone. Alcuni di questi rapporti si tramutano in amicizie. Rifletto. Si rifletto. È come se vi conoscessi tutti, tutti voi che mi leggete, tutti voi che apprezzate il nostro prodotto. E nella mia terra, a casa mia, io mi ritrovo un commento del genere, un disprezzo assoluto, e chi ce lo ha lasciato non si è tolto neanche la soddisfazione di dircelo guardandoci negli occhi.
Qualche tempo fa ho ricevuto un feedback negativo su ebay. Ne ho parlato qui con voi, se ne è discusso, lo staff ebay lo ha rimosso spontaneamente. Quello stesso cliente poi si è scusato, ha rimosso il feedback ed è oggi un affezionato consumatore caffè Carbonelli.
Io non lo so se poi effettivamente a Napoli siamo arretrati. Mi piace pensare positivo, mi piace guardare la nostra ed altre storie di imprenditori che crescono a Napoli, da Napoli.
Ma mi dite chi rimuove adesso la mia delusione?