Noi siamo in cinque in famiglia, e come tutte le famiglie,
quando si viveva sotto lo stesso tetto, soprattutto quando noi figli eravamo
piccoli e adolescenti, i tempi alla mattina erano sempre molto stretti. Un solo
bagno, tre colazioni, tre cartelle pesanti, il profumo del caffè dal letto,
aspettando il proprio turno in bagno, e poi la puzza di cibo che mamma già
aveva messo a cuocere mentre si faceva colazione.
Da piccolo sentivo papà alzarsi verso le seimenodieci, e
dopo aver messo il caffè sul fuoco, lo vedevo entrare in bagno con il giornale
del giorno prima. Usciva dopo tre quarti d’ora, pettinato a profumato. E io
pensavo: “ma quanto tempo ci mette.. “. A me piaceva essere il secondo ad entrare
in bagno, anche essendo il più piccolo, mi svegliavo prima dei miei fratelli.
Mi piaceva il profumo di dopobarba che lasciava papà e preparare la cartella
prima di scendere. Papà ha sempre accompagnato tutti e tre noi figli a scuola.
Scuole diverse. Faceva un giro enorme ogni mattina per poi ritrovarsi in
torrefazione verso le otto e mezzo. E io, che ero il primo a svegliarmi, ma
l’ultimo a scendere dalla macchina, gli chiedevo, quasi ogni mattina, cosa
aveva letto sul giornale? Riusciva a dirmi tutti i titoli, ma solo di pochi
articoli i contenuti.
Oggi i miei fratelli hanno una loro famiglia, e io vivo da
solo. I miei sono un po’ più attempati, ma sempre premurosi e ansiosi nei nostri
confronti. In questi giorni fa un anno che sono andato via di casa, e
ultimamente è capitato, che con la febbre alta, un po’ perché mi piace essere
coccolato, un po’ per non aumentare le preoccupazioni dei miei sapendomi a casa
solo e con il febbrone, mi sono fatto convincere volentieri a passare qualche
giorno da loro. E niente, si sono invertiti un po’ i ruoli:
Il primo ad alzarsi, in quei giorni, ero io, più o meno
verso le sette. Mi facevo il caffè, con la macchinetta che fa un casino - perché,
non so voi, ma purtroppo a casa mia si è sempre avuta l’usanza che le cose migliori
che vendiamo o produciamo si regalano agli altri, e invece a casa nostra ci si
arrangia (faccio una lotta costante da trent’anni contro questa cosa) – e poi
entravo in bagno con il mio ipad e con l’iphone, perché con l’iphone twitto e
con l’ipad leggo gli approfondimenti dei tweet, e uscivo dal bagno verso le
ottoeunquarto, con mio padre che mi guardava e faceva sorridendo: “ma che fai
un’ora e mezza in bagno cu’sti cosi? Che poi ancora ti sei manco lavato”, e io
gli rispondevo “Pà, leggo i giornali e mi scrivo coi giornalisti che scrivono i
pezzi”. Poi mi chiedeva quali articoli, e io gli rispondevo con i testi dei
tweet che più mi erano interessati, e facendogli leggere i commenti e le
conversazioni nate con gli autori di quei tweet e degli articoli.
E niente, stamattina ero in bagno quando ho letto il tweet
di @riccardowired che consigliava il bellissimo articolo di @lucasofri pubblicato su @chefuturo, erano le ottomenoventi, mi son fatto prendere. Mi son
reso conto che sono uscito dal bagno alle nov’eddieci. E non m’ero ancora
lavato. Stamattina ho battuto il record. E menomale che è sabato.
I nostri padri, col giornale erano costretti a leggere un
blocco finito di articoli, e scegliere quale approfondire. Noi, con la rete, e
gli strumenti che questa ha saputo creare, abbiamo la fortuna e l’opportunità
di scegliere gli articoli di nostro interesse in un mondo infinito che è il web.
E non si pagano.
Passa il tempo, e cambiano gli strumenti, ma le vecchie e
buone abitudini restano. E se sappiamo approfittare dei progressi, diventeranno
sempre migliori. L’unica costante resta il cesso.