mercoledì 4 agosto 2010

Potremmo chiamarlo Political Marketing ?

In realtà queste righe nascono come mio commento al post del Prof. Stefano Epifani: Comunicazione politica on-line: una scelta etica? Sicuramente approfondiremo ancora l'argomento in futuro.

Io credo si debba partire sempre dal concetto principale che è migliore una NON comunicazione che una CATTIVA comunicazione.
Una volta approdato online, magari su uno dei social network più diffusi, il soggetto politico si trasforma in oggetto sociale. Dovrebbe rispondere alle domande più disparate, agli interrogativi inerenti la propria attività politica, e sarebbe chiamato (cosa da non trascurare) a dare il proprio parere su argomenti altri, di ordine quotidiano (che potrebbero riguardare qualche palese errore del proprio partito). Ne verrebbe fuori l’ UOMO con tutti i propri vizi e le proprie virtù. Il soggetto politico, quando approccia a un social, è accompagnato già dalla sua reputazione (esclusivamente basata sui FATTI che hanno caratterizzato la sua carriera e non solo, anche quella del partito). Quanti uomini politici sarebbero pronti a mettere in gioco la propria reputazione su un social? Un politico su un social network potrebbe diventare in brevissimo tempo un uomo eticamente piccolo piccolo (sto pensando al caso Marrazzo, ma ve ne potrei citare a decine). Viceversa, però, io sono convinto che dal social possa trasformarsi un UOMO in un politico. Il social è l’arma per gli UOMINI onesti. Dobbiamo chiederci quanto sia onesta ai giorni nostri la materia “politica”.
Mi sovviene, infine, un post che scrissi tre anni fa che credo sia perfettamente in argomento, relativo al caso dell’ onorevole Mele scovato in festini a luci rosse e coca (sembra quasi noioso ormai l’argomento).

8 commenti:

  1. .....in un mondo dominato da strategie comunicative, i social network rappresentano l'emblema della comunicazione sociale.Rappresenta uno spazio nel quale si costruisce la propria identità personale per renderla pubblica al resto del mondo. Un'identità spesso alterata, artefatta e menzionera.E se questo vale per il singolo individuo, lo è ancor di più per chi ricopre ruoli di rilevanza sociale, come i politici. Dunque l'asse del dibattito si inclina non più sul coraggio dei politici di essere presenti su un social network, quanto modalità e la trasperanza con le quali si utilizza questo strumento. Non dimentichiamoci che ci sono persone esperte che lavorano proprio per costruire e curare l'immagine di un politico. Quindi lo scontro resta tra l'indiscusso potenziale innato in questo strumento e l'effettivo utilizzo. Spessola strategia sembra valere più dello stesso contenuto comunicativo. A tal proposito ci si rende conto che purtroppo assistiamo ad un processo in cui anche la Cattiva Comunicazione assume una forte valenza comunicativa!!!

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  2. Ecco la mia opinone: http://studentefreelance.blogspot.com/2010/08/il-politico-non-deve-essere-social.html

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  3. E' proprio questo il punto Daniele. il soggetto sociale dovrebbe essere a disposizione di tutti. L'uomo NO. l'uomo sceglie, in base alle proprie preferenze, verso chi essere disponibile. Intelligente sarebbe, da parte di un buon comunicatore e un buon politico, essere disponibile anche con chi, da "rivale politico" (elettore) gli chiedesse spiegazioni su una sua precisa posizione. Intelligente sarebbe da parte dell' UOMO, cercare, in base alle proprie ragioni, la maniera giusta per comunicare al "rivale" che la strada buona da percorrere sarebbe la propria. Molto più intelligente sarebbe, se non si riuscisse con le proprie ragioni, senza mezzi termini, mandare a quel paese chi (come sicuramente avverrebbe) cercherebbe palesemente di diffamarlo soltanto per portare acqua al proprio mulino (ed ecco che verrebbe fuori l' UOMO VERO, che il popolo apprezzerebbe).

    Ottima considerazione la tua, che il web non vuol dire necessariamente democrazia. Come dicevo sopra io (uomo o politico) decido sempre e comunque chi far intervenire nelle mie discussioni. Fungo da moderatore. Senza alcuna discriminazione se non quella dell'educazione.
    Ecco: il web diviene strumento di democrazia soltanto per voci educate (Mi piace!).

    Relativamente alla questione che il web sia solo per uomini onesti, forse mi sono spiegato io male. Hai perfettamente ragione nelle tue considerazioni. Ognuno tirerà acqua sempre al proprio mulino a prescindere dal settore di appartenenza. Quello che intendevo è che ci sono modi e modi per farlo: Ognuno (anche il politico, in tal caso, essendo la discussione basata su un'eventuale strategia politica on-line), dovrebbe essere tanto INTELLETTUALMENTE ONESTO, e non di meno FURBO, da remare verso i propri obiettivi, ma con la piena consapevolezza, RENDENDOLA PUBBLICA, che il raggiungimento del proprio obiettivo possa consapevolmente danneggiare qualcuno: essere quindi pronto al preventivo confronto con questo "qualcuno" (potenziale elettore rivale) e tentare di stabilire il giusto compromesso che permetta successivamente a quel qualcuno, magari di pensare al soggetto politico come, innanzitutto, UOMO che abbia idee, obiettivi e conseguenze dei propri obiettivi ben chari. Questo potrebbe portare, credo, al ridimensionamento anche di un credo politico radicato, tanto da suggerire alle ipotetiche prossime elezioni, di portare il proprio voto verso quest UOMO SOCIALE in grado di aver trasformato l'idea del "rivale politico".

    Ed ecco che ha preso forma la mia idea di "personal marketing" come "political marketing".

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  4. Ciao Luca, per fare un resoconto di quanto detto,cercherò di sintetizzare le nostre due DIVERSE opinioni in merito all'uso social di un politico per farsi apprezzare come UOMO POLITICO.

    Secondo la tua opnione un politico dovrebbe utilizzare strumenti social per affermare la propria posizione e riuscire a fronteggiare prontamente le critiche avversarie.

    Secondo la mia opinone un politico dovrebbe CONOSCERE gli strumenti social, UTILIZZARLI DA PRIVATO, ma non farne uso politico per portare avanti le proprie idee mettendo quindi in prima linea il proprio operato.

    La differenza sta nel fatto di DOVER USARE O MENO strumenti social COME POLITICO O COME PRIVATO CITTADINO.

    Premesso che bisognerebbe valutare ogni singolo caso per poter decidere quale stragegia utilizzare, ( vedi DI PIETRO secondo me ha usato una strategia d'attacco attraverso il web contro i media centrando in pieno gli obiettivi, ma DI PIETRO non è sceso in campo da solo ma attorniato da un intero staff di supporto e collateralmente al fenomeno GRILLO )

    premesso questo io dico che in generale sarebbe meglio SAPER UTILIZZARE strumenti social per conoscere cosa accade nel attraverso il web E VALUTARE i pensieri del popolo che utilizza il web. MA NON METTERE LA FACCIA DA POLITICO nelle proprie azioni web, per il semplice motivo per cui ciò renderebbe poco stabile la propria posizione, perchè facilmente attaccabile. Al contrario sapendo utilizzare strumenti web significherebbe non cadere nelle "trappole mediatiche" e saper gestire discussioni politiche da semplice cittadino alla pari di altri. IL PROPRIO MESSAGGIO avrebbe un peso diverso che se fosse da POLITICO.

    Essere politico significa avere addosso i riflettori e utilizzare un linguaggio istituzionalizzato e difficilmente si potrebbe lasciare andare a digressioni politiche sul web, IL RISCHIO sarebbe quello di rendere vulnerabile l'intero staff di partito, la responsabilità è troppo elevata.

    Poi è ovvio che in una sistuazione ideale dovremmo essere tutti trasparenti e buoni, ma razionalmente sappiamo che stare all'interno di un sistema, in questo caso politico, significa dover tener conto non solo della propria idea ma di un insieme di fattori.

    aspetto una tua opinone,

    ciao Luc

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  5. no Daniele, perdonami ma la mia opinione non è quella che tu hai sintetizzato:

    Premesso che io non credo che un qualunque soggetto DEBBA entrare nel mondo social (ognuno sceglie se esserci o meno. non esiste il verbo DOVERE), in quanto sottolineo ancora una volta, è più importante una NON COMUNICAZIONE che una CATTIVA COMUNICAZIONE.

    Sintetizzo molto brevemente il mio pensiero:
    Per me chi entra in un social network è l' UOMO. A prescindere che sia un politico, un professore, un imprenditore, un artista (non parlo di fanpage, o brand building, o promozione. parlo di pagina personale) ad entrare in un social network è l' UOMO, che può decidere o meno di sfruttare il mezzo per i propri obiettivi "lavorativi" (politici in tal caso). Mostrando, soprattutto non avendo paura di mostrare, il proprio "privato" in una pagina personale, gli utenti che seguirebbero il suo profilo si imbatterebbero nella sua vita, nei suoi pensieri, nelle sue filosofie, nelle sue passioni: nell' UOMO che è. E sono profondamente convinto che avendo il coraggio di "mostrarsi" per quello che si è, anche chi non la pensa alla tua stessa maniera, possa apprezzarti e stimarti per il modo trasparente in cui vengon fuori le proprie posizioni.

    Su un social, prendiamo l'esempio del più popolare facebook. Non si lavora. Si vive! Prendo in esame la mia esperienza personale: Un buon 50% dei miei "amici" su facebook sono miei collaboratori, fornitori, clienti, liberi di scontrarsi con le mie passioni, le mie felicità, i miei momenti di sconforto e di rabbia. E io non ho paura di mostrarmi in questo modo, in quanto parallelamente c'è una fanpage "Caffè Carbonelli" che viaggia di pari passo dietro la cui regia ci sono IO UOMO. Sarebbe troppo semplice creare una fanpage e promuovere il proprio brand e i propri prodotti (esempio che ovviamente può essere espanso alla realtà politica: non voglio uscire dal tema), senza dare possibilità al tuo "fan" di interagire con te. Quindi li trasporto nella mia pagina personale dove si rendono conto dell'uomo e della passione che l'uomo investe nel proprio lavoro. Il risultato è una fidelizzazione del tutto incondizionata (da quelle che possono essere raccolte punti o promozioni) all'uomo, al brand, e infine al tuo prodotto che è sempre il perno principale.
    Spero che si riesca a comprendere che tale esempio personale possa essere reindirizzato anche ad un caso politico.

    Quindi, riassumendo, la mia opinione è che un UOMO è libero di scegliere se utilizzare gli strumenti social, consapevole che facendolo andrà ad allargare la propria posizione politica/aziendale/artistica in quella che è l'effettiva sua posizione personale.
    Spero sia chiaro il mio pensiero.

    In Risposta alla tua opinione, io dico che il politico non debba mai aver timore di mettere il faccione in qualsiasi azione vada compiendo, appunto sempre premesso che sia mosso dalla passione con cui lavori e viva. Verissimo ciò che dici sul linguaggio politico. spero tu possa concordare quindi sul fatto che essere un comunicatore politico poi necessita il saper tradurre il linguaggio tecnico in linguaggio popolare (da social). Un politico che non sappia comunicare, per me è nullo. Le trappole mediatiche e non solo ci saranno sempre nel proprio percorso, e io credo che bisognerebbe saperle affrontare più che evitarle.

    Grazie per il tempo che dedichi a queste riflessioni. spero si possano espandere anche ad altri temi.

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  6. Ho capito la tua posizione Luca,
    però quello che sto cercando di dire è che non è facile, avendo una posizione politica, associarla a quella privata in un contesto social web.

    Avere un' impresa è una cosa, essere politico, magari leader di un partito, è un altra cosa.

    Il mio giudizio era riferito alla strategia migliore da assumere per sfruttare al meglio le potenzialità del web.

    Ciò non significa che se il politico usa il web NON da politco ma da cittadino è un codardo, ma semplicemente consapevole, secondo me.

    Mettere la propria faccia da politico in un contesto facilmente attaccabile è una mossa azzardata, a meno che non lo si voglia fare come strategia.

    Naturalmente parlando di "politico" intendo NON l'assessore di un paesino ma un Politico di partito Nazionale. IN questo caso le responsabilità sono molto elevate e NON mettere la propria identità politica nelle azioni web significa scindere CONSAPEVOLMENTE le due anime che tu definisci UOMO e PROFESSIONISTA.

    Se io fossi S.B. o Bersani o Fini NON utilizzerei un social network con un account personale pensando di poter scindere la mia identità di uomo con quella di professionista(politico). Le due si equivalrebbero e sarebbe irresponsabile da parte mia utilizzare un social network per esprimiere le mie idee di UOMO prima che di POLITICO, perchè ciò comprometterebbe non solo me ma un intero partito.

    E per quanto sarebbe bello che le due anime fossero una cosa sola, come tu dici del tuo operato, sappiamo benissimo che fare una professione di Politico significa dover mantenere degli equilibri che NON facilmente possono essere controllati e gestiti da un social network.


    Il politico ( sempre a livello nazionale sto parlando) NON è solo! NON è al vertice di un'impresa ma è baricentro di tensioni e relazioni. Quindi liberarsi "dell'armatura" di politico per essere trasparente nei propri pensieri con i propri elettori significa mettere a rischio la propria posizione.

    Ciò detto non significa che condivida "la professione del politico".

    Ovviamente Luca, le mie riflessioni saranno presenti anche in altri tuoi interventi, :-)

    a presto

    Un abbraccio

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  7. Condivido!

    infatti parlavo della CREAZIONE di una reputazione online. Sarebbe credo soltanto ridicolo oggi trovare un Bersani o un Berlusconi a cercar di accaparrarsi elettori da un social network. E' sicuramente molto più opportuno, per i Big, avvalersi di appositi professionisti che curino questi aspetti (come è giusto che una grande azienda si avvalga di un ufficio apposito). Il mio pensiero partiva dal basso, dalla Creazione della reputazione online, che questa fosse per un politico o per una piccola azienda.

    A presto.

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