sabato 7 agosto 2010

Personal Marketing come Political Marketing

Come al solito, capita a volte che scopro come la penso su di un argomento, quando ne parlo. Anche questo post, che diventa primario, nasce come ulteriore risposta alle considerazioni di Daniele Vinci al mio post precedente, a sua volta nato come commento all'argomento iniziale del Prof. Stefano Epifani

Il soggetto sociale dovrebbe essere a disposizione di tutti. L'uomo NO. l'uomo sceglie, in base alle proprie preferenze, verso chi essere disponibile. Intelligente sarebbe, da parte di un buon comunicatore e un buon politico, essere disponibile anche con chi, da "rivale politico" (elettore) gli chiedesse spiegazioni su una sua precisa posizione. Intelligente sarebbe da parte dell' uomo, cercare, in base alle proprie ragioni, la maniera giusta per comunicare al "rivale" che la strada buona da percorrere sarebbe la propria. Molto più intelligente sarebbe, se non si riuscisse con le proprie ragioni, senza mezzi termini, mandare a quel paese chi (come sicuramente avverrebbe) cercasse palesemente di diffamarlo soltanto per portare acqua al proprio mulino (ed ecco che verrebbe fuori l'uomo "vero", che il popolo apprezzerebbe).

Il web non vuol dire necessariamente democrazia. Io (uomo o politico nella circostanza) decido sempre e comunque chi far intervenire nelle mie discussioni. Fungo da moderatore. Senza alcuna discriminazione se non quella dell'educazione.
Ecco: il web diviene strumento di democrazia soltanto per voci educate (Mi piace!)

Relativamente alla questione che il web sia solo per uomini onesti, beh, credo che ognuno tirerà acqua sempre al proprio mulino a prescindere dal settore di appartenenza. Ci sono, però, modi e modi per farlo: Ognuno (anche il politico, in tal caso, essendo la discussione basata su un'eventuale strategia politica on-line), dovrebbe essere tanto intellettualmente onesto, e non di meno furbo, da remare verso i propri obiettivi, ma con la piena consapevolezza, rendendola pubblica, che il raggiungimento del proprio obiettivo possa consapevolmente danneggiare qualcuno: essere quindi pronto al preventivo confronto con questo "qualcuno" (potenziale elettore rivale) e tentare di stabilire il giusto compromesso che permetta successivamente a quel qualcuno, magari di pensare al soggetto politico come, innanzitutto, uomo che abbia ben chiare le proprie idee, obiettivi e le varie conseguenze che questi avranno. Questo potrebbe portare al ridimensionamento anche di un credo politico radicato, tanto da suggerire alle ipotetiche prossime elezioni, di portare il proprio voto verso quest uomo sociale in grado di aver trasformato l'idea del "rivale politico".

Ed ecco che ha preso forma la mia idea di "personal marketing" come "political marketing".

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