domenica 11 marzo 2012

A casa mia twittiamo da sempre.

Io non sono mai stato l'estroverso della famiglia.
Stamattina leggevo uno dei tanti interessanti articoli sul nuovo modo di comunicare che è ormai entrato nella nostra vita. Ed ero a casa dei miei genitori.
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I miei genitori sono persone semplici, vecchia generazione. Anni '30 mio padre, anni '40 mamma. Persone colte dei propri interessi. Delle altre cose li possiamo definire curiosi. Io sono un prodotto della vecchia generazione. Ultimo di tre figli, con dieci anni che mi allontanano da mio fratello, e sette da mia sorella. A casa non ho mai avuto un cazzo da dire. O meglio, ho sempre pensato che c'erano argomenti diversi e modi diversi di comunicare gli argomenti diversi che interessano a generazioni troppo diverse.

Mentre eravamo a pranzo:
mio padre: "We, e allò che hai fatto venerdì a Roma?"
Io: "niente. ho conosciuto il direttore della rivista che mi faccio arrivare, e ho parlato di lavoro con alcuni amici".
mia mamma: "Embè, che ha detto il direttore? "
Io: "niente mà, lui era troppo preso per concentrarsi su di me. Ci siamo solo presentati".

Eravamo alla frutta, e squilla il telefono. Risponde mia madre.
Mia mamma: "Luca ha conosciuto il direttore della rivista che arriva tutti i mesi".

Quasi in contemporanea il mio iphone mi notificava qualcosa. Mi è partita una risata, di quelle che solitamente si fanno tra amici. Una risata complice.

Praticamente mia mamma, parlando con mia sorella, mi stava REtwittando. E' una vita che mi sento in colpa perchè non rendo troppo partecipi i miei di tutto ciò che faccio, mi si dice sempre che sono scostante, ecc. ecc. e ovviamente anche le mie risposte a ciò che mi dicono loro sono sempre un pò così, striminzite. E' una vita che twittiamo.

Mi sono ritrovato a spiegare loro, cosa è twitter, come funziona, e allo stesso tempo mi rendevo conto che se glielo spiegavo appena l'avevano lanciato, forse erano tra i primi a comprenderlo con facilità. Quando poi gli ho detto che per dire qualcosa su twitter bisogna usare solo 140 lettere, mio padre fa: "Guagliò, se tu usassi tutte le 140 lettere quando parli con noi, noi non avremmo bisogno di doverlo leggere quello che fai".

E vabbuò. Ma noi è così che ci capiamo. E ci siamo mangiati una sfogliatella.

2 commenti:

  1. "E' una vita che twittiamo"... uno spaccato di vita quotidiana, di vita vissuta che potrebbe accomunare tanti di noi. Da questo tuo racconto ne esco con un sorriso, grazie.

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    1. Grazie Mimma. a volte condividere anche solo il proprio vissuto, le espressioni di vita più vera della nostra comunicazione e del nostro lavoro, aiuta a far riflettere un pò su tutto.

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